Credevo di aver già recuperato questo mio breve articolo di quarant’anni fa sull’allora emergente scena hardcore punk britannica. Non era invece così e quindi lo faccio adesso, consapevole che, a molti, almeno alcuni di questi dischi saranno del tutto ignoti.
Se fino a questo momento “Shock!” non si è occupato granché della nuova scena punk britannica, non è stato certo per (ingiustificati) pregiudizi nei suoi confronti. Ora, però, è arrivato il tempo di affrontare il discorso, perché anche se il panorama americano (e soprattutto californiano) continua a interessarci maggiormente, non sarebbe giusto ignorare tutto ciò che di buono il Regno Unito ha prodotto negli ultimi mesi. La nuova ondata presenta caratteristiche piuttosto diverse da quella, ormai storica, del ‘76: la musica si è fatta più veloce e rabbiosa (e da questo e derivato il termine hardcore, oggi usato per abbracciare le proposte di tutti i gruppi legati al suddetto stile), e, soprattutto, i testi delle canzoni hanno cominciato a occuparsi di argomenti sociali e politici in modo più deciso e crudo di quanto avvenisse in precedenza. Da ricordare, poi, anche l’apporto degli skinhead (le teste rasate), il cui peso nella rinascita punk non è certo indifferente. Dall’aggregazione spontanea di punk e skin e nata la Oi! Music, espressione con la quale il giornalista di “Sounds” Garry Bushell (il padrino del nuovo punk UK) ha voluto accomunare tutti i complessi più o meno famosi che si riferivano al suddetto modello; si badi, però, al fatto che Oi! non è sinonimo di hardcore punk ma solo una sua ramificazione.
Oggi che gli Sham 69 sono morti, e che Angelic Upstarts e Cockney Rejects sono in agonia, il punk britannico ha per fortuna trovato nuovi portabandiera cui affidare il suo glorioso vessillo; non certo gli aberranti Exploited o gli squallidi Anti-Pasti, bensì quelle formazioni ancora non molto note, ma senza dubbio meritevoli di considerazione, che rispondono ai nomi di Blitz, Partisans, Business, Infa Riot, e cosi via. Restano fuori da questa carrellata, per ovvi motivi, le band già rodate come Discharge o Vice Squad e tutti i gruppi anarchici del giro della Crass Records, troppo atipici per essere trattati in questa sede. Evitando volutamente complesse quanto inutili suddivisioni per stile, iniziamo allora questo excursus attraverso alcune delle più interessanti realizzazioni viniliche di quest’area musicale, tutte più o meno riconducibili a un ideale archetipo hardcore. Una delle etichette-guida del nuovo movimento è certamente la No Future, che vanta un catalogo di sei dischi; la produzione di questa label si mantiene su uno standard qualitativo eccellente, tanto da indurmi a consigliarne l’acquisto in blocco. Tanto per cominciare, l’EP All Out Attack e il singolo Never Surrender dei Blitz di Manchester sono semplicemente imperdibili: in totale, sei brani di fuoco, più rapidi e violenti dei due contenuti nella raccolta Carry On Oi! della Secret Records e, a mio parere, anche di gran lunga più riusciti. Poi i Partisans, del Galles, con il singolo Police Story, la cui facciata A è di sicuro una delle migliori canzoni punk britanniche degli ultimi anni, trascinante e incredibilmente compatta; anche in questo caso, le composizioni del 45 giri sono superiori a quelle di Carry On Oi!. E ancora: Peter & the Test Tube Babies, da Brighton, con Banned From The Pubs e i Red Alert da Sunderland con In Britain, due EP comprendenti brani in generale meno veloci e duri rispetto a quelli di Blitz e Partisans, ma ugualmente validi e rappresentativi; Banned From The Pubs, inoltre, è davvero divertente a causa del particolare uso delle voci. Da ricordare, infine, il 12”EP A Country Fit For Heroes, antologia che racchiude dodici pezzi di gruppi punk e skin poco conosciuti, alcuni dei quali, pur se palesemente inesperti, danno prova di possedere buone capacità; nonostante la qualità non sempre elevata delle tracce, comunque, il disco resta uno strumento più che efficace per accostarsi alle nuove leve dell’hardcore inglese. Nel frattempo, per rimanere sempre ai vertici, la No Future ha annunciato la pubblicazione di altri 7 pollici: Lest We Forget dei Blitzkrieg, Gangland dei Violators e Today’s Generation degli Attak dovrebbero già essere in circolazione quando leggerete queste righe.
I singoli validi non sono però solo quelli marchiati No Future, come attestano le numerose uscite di alto livello di altre etichette; una delle migliori è One Law For Them dei 4 Skins, uno dei piu potenti anthem mai sfornati dal punk d’oltremanica; la band londinese, una delle più famose della più recente generazione punk, hanno anche partecipato a varie compilation a 7 e l2 pollici e hanno pubblicato l’EP Yesterday’s Heroes su Secret dopo essersi riformati con una diversa line-up. Il loro album d’esordio The Good, The Bad & The 4 Skins è recensito in altra parte del giornale. Di Londra sono pure i Business, non sempre violentissimi ma assai convincenti con il loro sound forse datato ma comunque affascinante, ottimamente documentato dai brani di Carry On Oi! e dal primo singolo Harry May, la cui facciata A ricorda l’impatto brutale dei primi Clash; il secondo 7 pollici della band, quello della conferma, si intitola Smash The Disco’s. Sempre londinesi, gli Infa-Riot – Still Out Of Order il loro primo LP – si riallacciano al passato, proponendo un punk vecchio stile che, fortunatamente, non manca di entusiasmare; il loro singolo d’esordio Kids Of The 80’s è indubbiamente uno dei manifesti del punk anni ‘80. Pochi i nomi ancora da segnalare: G.B.H., ad esempio, legati alla Clay Records dei Discharge e molto vicini in quanto a velocità e violenza al gruppo-guida della label di Stoke on Trent; il 12”EP Leather, Bristles, Studs & Acne e il 7” No Survivors, i cui episodi sono un assalto continuo e inarrestabile alle orecchie dell’ascoltatore con un sound granitico e mozzafiato. Infine, i Subhumans (nessuna relazione con gli omonimi canadesi), con un validissimo EP per la Spider Leg (l’etichetta degli Epileptics) intitolato Demolition War all’insegna di sonorità grezze e atmosfere sporche e nervose, con alcune soluzioni che lo rendono paragonabile a certe cose della Crass Records. La nostra carrellata termina qui, con la speranza che essa serva a procurare nuovi fan al rinato punk britannico; per chi non avesse voglia di lanciarsi in una difficoltosa caccia al singolo, consiglio, oltre alle arcinote Strength Thru Oi! e Carry On Oi!, un album che seleziona parecchi ottimi brani altrimenti reperibili solo su dischi di piccolo formato; edito in Gran Bretagna dalla Abstract e negli Stati Uniti dalla Posh Boy, Punk & Disorderly è davvero soddisfacente sotto ogni profilo, e il suo ascolto non potrà che spingere a nuove, eccitanti scoperte nei meandri tortuosi dell’hardcore “made in UK”.
(da Il Mucchio Selvaggio n.52 del maggio 1982)