Stereonotte: Paola Turci

Ai musicisti, almeno a quelli veri, piace parlare delle loro passioni musicali. A cavallo tra il 1997 e il 1998, ovvero nella mia prima conduzione di Raistereonotte (tutte le sere dal lunedì al venerdì, ore 3,00-5,00), una volta a settimana invitavo qualcuno a indicarmi una sua scaletta “del cuore” e a commentarne assieme i brani (che, ovviamente, erano fatti ascoltare) in diretta. Il dettagliato resoconto di quella serie di incontri si può leggere qui.
Anni dopo, in un’altra e ben più lunga conduzione (solo il sabato, per tutta la notte), pensai di replicare; in ogni prima ora e mezza di trasmissione, un artista sedeva al mio fianco a parlare della musica che più amava. Io sceglievo solo il primo brano e l’ultimo, a mo’ di introduzione e di saluto finale, e l’ospite gli altri. Credo che proporre qui queste selezioni “d’autore” possa essere interessante: dopo quelle di Raiz, di Francesco Bianconi, di  Mauro Ermanno Giovanardi, di Stefano “Cisco” Bellotti, dei Bisca e di Andrea Satta, è il momento di quella di Paola Turci, in onda nella notte del 18 dicembre 2005.
Paola Turci – Rwanda
Patty Pravo – Pensiero stupendo
Patti Smith – Because The Night
B 52’s – Private Idaho
Talking Heads – Psycho Killer
Sex Pistols – Anarchy In The U.K.
Tracy Chapman – Mountains O’Things
Sinead O’ Connor – Red Football
Ani Di Franco – Independence Day
Tori Amos – Silent All Those Years
Nick Cave – Where The Wild Roses Grow
Paola Turci – Il gigante

 

 

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Il libro su “Ko de mondo”

Ogni tanto mi viene domandato di scrivere prefazioni per libri musicali, e a cosa che più mi lascia basito è lo stupore che riscontro in alcuni autori di fronte alla mia richiesta di leggere prima l’opera. Donato Zoppo, che conosco da ormai tanti anni, mi ha invece inviato subito il testo del suo È stato un tempo il mondo, il suo lavoro sul primo album dei CSI, Ko de mondo (Aliberti Editore, pp.200, € 16,90, bellissima veste grafica e tipografica), affinché mi ispirasse alla stesura dei 3.349 caratteri che sono poi andati a occupare le prime tre facciate e mezzo del volume.
«A tre decenni dall’uscita di Ko de mondo, Donato Zoppo ha provato a raccontarlo come nessuno aveva mai fatto prima, con gli eventi che hanno assunto la forma di un romanzo in qualche misura epico (ma soprattutto sentimentale) e con i protagonisti della vicenda che appaiono per integrare, spiegare e creare l’atmosfera, come il brandy di quella vecchia pubblicità», ho scritto a un certo punto, e credo che queste parole inquadrino bene i contenuti di È stato un tempo il mondo, che è proprio un bel libro. Dato che per questioni etiche non potrò recensirlo da nessuna parte, mi è parsa cosa buona e giusta segnalarne l’uscita in questa sede. Qui sotto potete vedermi con le due copie che mi sono state recapitate ieri, una per la libreria e una per l’archivio.

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Blow Up n.312

È arrivato nelle edicole il numero di maggio di Blow Up, i contenuti del quale si possono scoprire nel dettaglio a questo link. Per quanto mi riguarda direttamente, ho firmato la solita rubrica Fratelli d’Italia (sottotitolo Vizi, virtù e “dietro le quinte” musicali del paese che sembra una scarpa) che si muove sul confine tra serietà e facezie, la solita rubric(hin)a per collezionisti Discopatie e recensioni di I Hate My Village, Estra, La Crus, Bugo e Twenty-Four Hours

Ricordo inoltre l’ultimo libro della collana “Director’s Cut”, firmato da Stefano Isidoro Bianchi e dedicato a Steve Albini. Gli abbonati l’hanno ricevuto in omaggio ad aprile, ma chi non rientrasse nella categoria e lo volesse acquistare potrà farlo cercandolo nelle edicole più fornite o direttamente sul sito cliccando qui. A proposito di abbonamenti, va ricordato che quanti non si fidassero dell’efficienza del servizio possono testarlo scegliendo la formula “tre mesi” (maggiori dettagli qui).

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Vinile n.43

È nelle edicole il nuovo Vinile, che come al solito esplode di contenuti particolari e interessanti. Il mio contributo è un’intervista di dieci pagine a Marco Masini, focalizzata soprattutto sugli anni ’90. Sono stato felicissimo di farla e il mio interlocutore si è rivelato, come immaginavo, pieno di argomenti, brillante ed estremamente simpatico.

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Speciale Punk

L’ho fatto di nuovo. Cioè, non proprio. Insomma, sul punk ho pubblicato vari libri (per la precisione: due libroni, tre manualetti e due librini) e un numero pazzesco di articoli, ma una cosa come questa non l’avevo mai fatta. Si tratta di una rivista di 114 pagine, riccamente illustrata, già disponibile in formato digitale (cliccare qui) e dai primissimi di maggio acquistabile anche nelle edicole, che ho scritto completamente da solo. Tratta unicamente del punk anni ’70 (no hardcore, no “revival”) e contiene una serie di articoli storico-critici più o meno approfonditi sui principali protagonisti, schede di album e 45 giri dei quali è consigliato l’ascolto, varie ed eventuali. È destinata soprattutto ai neofiti e a chi del fenomeno sa giusto le cose essenziali, ma sono certo che anche gli esperti ci troveranno motivi di interesse. Grazie a Maurizio Becker per il supporto logistico, a Massimiliano D’Affronto per lo splendido lavoro della grafica interna e alla Sprea per aver approvato in toto il mio progetto, comprese “chicche” come Radio Birdman, Saints, Dead Boys e Richard Hell in copertina (che, insomma, sono cose che non si vedono spesso). Buona lettura a chi lo acquisterà.

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