Ho scritto queste 5343 battute nell’ottobre del 2015 per un simpatico libretto sempre disponibile on line celebrativo – in versi – della scomparsa del famigerato forum del defunto Mucchio Selvaggio, che tra gli utenti veniva affettuosamente chiamato il Forum del Cazzo, abbreviato in FdC (e “C’era una una volta il FdC” si intitolava appunto la prefazione che potete leggere qui sotto). Recupero il pezzo anche qui, benché con il passare degli anni il mio “sentire” nei confronti di quell’esperienza è un po’ cambiato e prima o poi spiegherò bene, argomentando, il perché. Non oggi, non ho voglia di discussioni spiacevoli: preferisco riportare le parole piene di entusiasmo che scrissi quasi otto anni fa: raccontano una storia bella e folle e mi pare siano divertenti. Anche per chi non c’era.
Nella vita ho fatto un discreto numero di stranezze e tra queste c’è senza dubbio l’essermi occupato di un forum in Internet, legato alla rivista di musica e altro Il Mucchio Selvaggio. Non ne sono però stato l’ideatore e, anzi, quando nella primavera del 2003, all’inizio dei suoi quasi dodici anni di storia, mi limitavo a frequentarlo, ero decisamente scettico sulla sua utilità come strumento promozionale per la testata – alla quale lavoravo come giornalista, nonché responsabile di vari spazi – di cui avrebbe dovuto essere una sorta di estensione. Era comunque un luogo con un suo senso, quello che noi utenti assidui avevamo quasi subito ribattezzato, per ragioni che diverranno a breve lampanti, il “Forum del Cazzo”. Aveva una rara capacità di attirare gente brillantissima e disturbati di diversa natura (a volte le due cose coincidevano), e stargli dietro era una follia: gazzarre quotidiane, creazione di identità fittizie a iosa, commenti e thread fuori dalle righe se non addirittura da processo penale, continue azioni di disturbo nei confronti della comunità, tormentoni talmente insistiti da provocare fastidio più che risate. Qualcosa di ingovernabile che per un bel pezzo non è stato – ma va? – governato, al punto che chiunque ci capitasse lo riteneva una specie di porto franco dove tutto era lecito; compiendo uno sforzo di fantasia e riuscendo a immaginare un mash-up tra un cinepanettone di Boldi/De Sica e “1997: Fuga da New York”, non si sarà poi distanti dalla realtà.
La totale anarchia di quella che, prima di Facebook, era la “vetrina” in Rete del Mucchio veniva spesso discussa con i titolari della società editrice. Immutabile il copione: loro mi sollecitavano un parere sull’opportunità di eliminarla e io minimizzavo e gettavo acqua sul fuoco, visto che a quella “gabbia di matti”, nonostante il caos e i mille motivi di disappunto, ero affezionato… perché era divertente, perché offriva un bel po’ di spunti interessanti, perché mi aveva messo in contatto con parecchi ragazzi/e meritevoli. Alla fine, nel 2005 o 2006, a seguito di chissà quale ennesimo delirio virtuale sfociato in psicodramma collettivo, diedi la disponibilità a “buttare un occhio” al Forum del Cazzo e studiare strategie per arginarne gli eccessi, specificando che non mi sarei assunto la responsabilità legale su quanto pubblicato e che il mio volontariato – nessun ritocco ai miei già magri compensi, figuriamoci – sarebbe stato svolto nei ritagli di tempo. Escogitai così elaborate procedure di verifica dei nuovi iscritti per evitare la proliferazione dei maledetti fake, mi dedicai con pazienza allo sterminio dei troll più infestanti, mi impegnai con richiami pubblici e privati a riportare all’ordine chi trasgrediva, cancellavo tutti i thread e i post “impropri” dei quali mi accorgevo o che mi venivano segnalati. Non me l’aspettavo, ma il mio ruolo di Grande Fratello (Orwell, non Mediaset) condusse a un equilibrio: sempre un gran casino, ok, ma un casino più “organizzato” e più facile da tenere sotto controllo, dove le degenerazioni erano stroncate senza dibattimenti e senza pietà. Benché come avatar avessi adottato l’inquietante e austero Anubi, il dio egizio con la testa di sciacallo che proteggeva il mondo dei morti, mi vedevo nei panni di uno Stalin incline alla tolleranza, ovviamente a patto che non gli si rompessero troppo le palle.
Alla luce del quadro appena dipinto, sarebbe assolutamente legittimo pensare che mi fossi trovato un hobby sfiancante e masochistico. Forse anche sì, ma ognuno ha le sue deviazioni e, in fondo, si trattava di una buona causa. Al di là della sua natura di veicolo di diffusione della cultura “giusta” e degli esilaranti cazzeggi che spesso restituivano un senso a giornate altrimenti cupe o noiose, il Forum svolgeva infatti un’utile funzione di raccordo fra spiriti affini: ho perso il conto di quante amicizie, quante coppie (alcune oggi con prole), quante società e quante iniziative artistiche siano derivate da conoscenze nate e maturate su quelle pagine, fra suggerimenti su dischi da ascoltare e serie TV da guardare, battute demenziali, link a siti assurdi, prese per il culo, immagini raccapriccianti, polemiche più o meno pretestuose. Triste che tutto ciò sia defunto, ucciso per “convenienza” da padroncini/e che non hanno mai voluto capirlo; ed è una bella soddisfazione, per me che resto un vecchio romantico, sapere che la mia dedizione gli abbia consentito di vivere ben più a lungo di quanto gli “illuminati” di cui sopra gli avrebbero concesso. Ugualmente, è una bella soddisfazione che il Forum del Mucchio (o del Cazzo: fate voi) sia stato fonte di ispirazione per un componimento in versi, via di mezzo – seppure assai più conciso – fra un poema epico e una Divina Commedia in minore; e scrivendo “Divina” mi viene da ridere, non avendo dimenticato i sanguinosi contraddittori che si accendevano a proposito dell’(ab)uso di bestemmie. Va da sé che lo pseudo-pamphlet che state ora leggendo su carta o schermo è autoreferenziale e pressoché incomprensibile per i non adepti, ma non escluderei a priori che l’originalità del tema su cui è basata la narrazione e il sapore arcaico delle complesse architetture verbali possano incuriosire alcuni di coloro che nel Forum non hanno avuto il piacere o il dispiacere di metter piede. Comunque vada, sarà di sicuro un (suc)cesso.