Articoli con tag: il grande pop

Stranieri in italiano (11)

Christian Death

Non fosse stato per l’amico Checo Tam, che una decina di giorni fa l’ha menzionato in un commento sulla mia pagina Facebook, chissà quando mi sarei ricordato di questo brano dei Christian Death, edito su un disco – o meglio, sull’appendice di un disco – che pure recensii in tempo reale (ma da allora sono trascorsi trentasette anni e dunque credo di potermi ritenere assolto). Si tratta di Lacrima Christi, cantato in italiano e contenuto in un 45 giri in tiratura limitata allegato al mini-LP The Wind Kissed Pictures che la band californiana – al tempo orfana di Rozz Williams – registrò a Milano e pubblicò nel 1985 per l’etichetta Supporti Fonografici (il pezzo sarebbe poi riapparso nell’antologia Past, Present And Forever, commercializzata nel 1990 dalla Contempo); la versione in inglese sarebbe invece stata diffusa in seguito. Lacrima Christi non è certo un capolavoro (gentile eufemismo) e l’italiano suona grottesco e può provocare raccapriccio, ma è comunque una curiosità non da poco. Lo si può ascoltare qui.

Stranieri in italiano (1): Bonnie “Prince” Billy”
Stranieri in italiano (2): Lemonheads
Stranieri in italiano (3): Marianne Faithfull
Stranieri in italiano (4): Box Tops
Stranieri in italiano (5): Sting
Stranieri in italiano (6): Procol Harum
Stranieri in italiano (7): Stevie Wonder
Stranieri in italiano (8): Stereototal
Stranieri in italiano (9): Steven Brown
Stranieri in italiano (10): Nina Simone

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Stranieri in italiano (10)

Nina Simone cop

Tutti sanno chi è (era) l’immensa Nina Simone, ma non tutti sono a conoscenza del fatto che abbia cantato anche in italiano. Accadde nel 1969, quando mise la sua particolarissima voce al servizio di un testo scritto da Franco Boldrini e Gino Paoli, Così ti amo, adattamento nella nostra lingua di quella To Love Somebody che all’estero era stata una hit tanto nel 1967 (nell’originale dei Bee Gees, che ne erano gli autori), quanto nel 1968 (nella versione della Simone). Edita su 45 giri dalla RCA nel 1969 e ripresa all’inizio del 1970 dell’album (italiano) con lo stesso titolo (in pratica, il To Love Somebody internazionale con Così ti amo al posto della title track), non raccolse significativi consensi commerciali, ma rimane una curiosità non da poco. Da notare che il brano fu realizzato in Italia, con l’Orchestra di Vito Tommaso, il Coro di Nora Orlandi e la produzione di Giacomo Tosti e Marino Cervellini; a parte l’argomento sentimentale, il testo non ha nulla in comune con quello della canzone americana. Lo si può ascoltare qui.

Stranieri in italiano (1): Bonnie “Prince” Billy”
Stranieri in italiano (2): Lemonheads
Stranieri in italiano (3): Marianne Faithfull
Stranieri in italiano (4): Box Tops
Stranieri in italiano (5): Sting
Stranieri in italiano (6): Procol Harum
Stranieri in italiano (7): Stevie Wonder
Stranieri in italiano (8): Stereototal
Stranieri in italiano (9): Steven Brown

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Omaggio a Kurt Weill

Scrissi questa recensione all’inizio del 1987 per un album che in realtà era stato pubblicato due anni prima. Non fu una scoperta tardiva, come dimostra la sua presenza nella mia playlist del 1985, ma per qualche ragione difficile da appurare dopo così tanto tempo mi venne di sicuro chiesto di occuparmene “in differita” e io, che sul Mucchio non avevo avuto occasione di occuparmene, non mi tirai indietro. Si tratta di uno dei primi album-tributo concepiti come tali, ben prima che il fenomeno si allargasse a macchia d’olio divenendo pressoché insopportabile, e per come la vedo io rimane uno splendido lavoro; non a caso, quando alla fine dei ’90 scelsi a corredo di un articolo del Mucchio dodici dischi-omaggio particolarmente interessanti/significativi, non mi fu possibile lasciarlo fuori (ne è testimonianza la breve scheda recuperata ancora più in basso). Rispetto alla recensione di AudioReview, ho solo il sospetto di essere stato un po’ troppo benevolo nella valutazione della resa sonora, ma si sa che in quel periodo eravamo più o meno tutti più o meno condizionati dalla propaganda volta ad affermare sul mercato il compact-disc.
Lost In The Stars
(A&M)
Più che un semplice disco, Lost In The Stars – sottotitolato The Music Of Kurt Weill – è una vera e propria celebrazione dell’arte del compositore tedesco di nascita ma statunitense d’adozione, prematuramente scomparso nel l950 dopo aver partorito alcune delle opere musicali più affascinanti e significative del nostro secolo. Continua a leggere

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Primal Scream(adelica)

Oggi il terzo album dei Primal Scream è scolpito nella storia del rock come album epocale, ma nel 1991 – fatto salvo il generale apprezzamento – fu per molti un oggetto misterioso e spiazzante. Non senza sorpresa, ho scoperto – lo so, sembra assurdo, ma l’avevo proprio rimosso – che al tempo avevo dedicato al disco una recensione non lunga – il formato della rivista dove apparve era ridotto – ma inequivocabile, con tanto di voto altissimo (addirittura un 9). La propongo adesso qui, con piacere.

Screamadelica
(Creation)
Qualcuno li ricorderà per Sonic Flower Groove, che nel 1987 aveva proposto per la prima volta sulla lunga distanza dell’album il loro guitar sound aggraziato e avvolgente, forse prevedibile ma certo brillante nelle sue citazioni anni Sessanta; per altri, invece, il nome del quartetto di Bobby Gillespie è legato a Primal Scream, che due anni più tardi suscitò non pochi consensi altemando ballate eteree e incisivi rock’n’roll; la maggioranza, infine, avrà certo impresse nella memoria le note di Loaded, lo stravagante hit-single che in men che non si dica ha proiettato la band britannica dai club underground alle pedane delle discoteche più alla moda. Continua a leggere

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Last Shadow Puppets (2016)

Come sa chi mi conosce bene o almeno ha letto queste cose qui, ho amato moltissimo i Last Shadow Puppets del primo album ed ero comprensibilmente assai curioso di scoprire cosa avrebbero fatto in occasione del secondo. Dopo averlo appurato, ne ho scritto.

Last Shadow Puppets copEverything You’ve Come
To Expect
(Domino)
Sono trascorsi esattamente otto anni da quando, con The Age Of The Understatement, i Last Shadow Puppets estrassero dal cilindro un disco di pop “alto” tra i più ispirati, intensi, avvincenti e ben realizzati degli Anni Zero. La perizia, la classe e l’autorevolezza con le quali Alex Turner e Miles Kane, frontmen rispettivamente di Arctic Monkeys e Rascals, avevano accettato il confronto/sfida con certo immaginario musicale dei Sessanta – sintetizzando al massimo: Scott Walker – raccolsero un unanime, convinto applauso. Continua a leggere

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