Articoli con tag: rock australiano

Memorabilia (12)

Una serie di post dedicata a oggetti particolari legati alla musica che mi sono trovato a possedere più o meno per caso; a differenza di tanti colleghi che ne vanno a caccia e ne posseggono centinaia se non migliaia, io me ne sono sempre abbastanza fregato, però in tanti anni di attività un tot di cose le ho raccolte e allora ho pensato di presentarle qui e raccontarne la storia, un po’ come sto ancora facendo con i dischi più strani che ho e le foto da me scattate, e come ho fatto con le spillette. In linea di massima si tratta di gadget realizzati dalle case discografiche a scopo promozionale o celebrativo, ma non mancherà qualche chicca privata.
Pur avendoci riflettuto seriamente su, non sono riuscito a ricordare come e quando abbia acquisito questa fotografia degli Hoodoo Gurus. Trattasi di uno scatto promozionale della formazione “più classica” – non la prima, bensì quella dei primi tre LP Stoneage Romeos, Mars Needs Guitars! e Blow You Cool! – comprendente Clyde Bramley, Mark Kingsmill, Dave Faulkner e Brad Shepherd, che fu attiva grossomodo dalla fine del 1983 alla metà del 1987. A renderla particolarmente gustosa è il fatto che sia autografata da tutti e quattro.

Memorabilia 1: Cartonato di In Utero dei Nirvana.
Memorabilia 2: Spaghetti dei Guns N’Roses.
Memorabilia 3: Bevute con Modena City Ramblers, Gaznevada e Skiantos.
Memorabilia 4: L’accendino Zippo dei Litfiba.
Memorabilia 5: Il “mobile” dei Sonic Youth.
Memorabilia 6: Il whisky dei Calibro 35.
Memorabilia 7: I testi rilegati dei Sisters Of Mercy.
Memorabilia 8: La lente di ingrandimento dei Litfiba.
Memorabilia 9: Le carte da gioco dei Casino Royale.
Memorabilia 10: Blocnotes e Mousepad dei Litfiba.
Memorabilia 11: Doppio disco di platino dei Nirvana.

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Rob Younger, 1986

Serie “Fotografie”, n.4
Visto che in questi giorni in tanti parlano (giustamente) dei Radio Birdman, mi sembra appropriato continuare la serie con questo scatto di Rob Younger, della stessa session di quello che ho proposto qualche settimana fa solo su FB; a differenza di quello, però, era già noto, in quanto pubblicato sul Mucchio a corredo di questa intervista. Purtroppo, il servizio fotografico ebbe problemi, dei quali ovviamente mi accorsi solo al ritiro delle diapositive: per ragioni ignote (rullino deteriorato, un errore nel procedimento di sviluppo, una fesseria fatta da me… boh), tutti gli scatti – quale più, quale meno – sono sbiditi, come “bruciati”, e se sono riuscito a renderne decenti cinque o sei è solo grazie a Photoshop e alla pazienza.
La session si svolse il 19 agosto del 1986, nel pomeriggio. Finito il mio turno al Tribunale Militare di Sorveglianza, dove svolgevo il servizio di leva, salii sulla mia Fiat Ritmo e andai a Firenze – per la precisione, a Calenzano – dove Rob Younger si trovava, assieme al sound engineer Alan Thorne, per produrre l’album The Orphans Parade dei City Kids allo Studio Emme. Intervista, foto, saluti e via di nuovo a Roma, dato che la mattina seguente dovevo continuare a servire lo Stato. Avrei poi incontrato altre volte Rob, ma quella fu la prima.

Quand’ero giovane, più o meno tra i diciotto e i ventisette/ventotto anni, mi interessavo anche di fotografia. Nulla di professionale, ero un appassionato dilettante senza grandi pretese, ma dato che all’epoca fare foto costava abbastanza (a parte la macchina, c’era da pagare pellicole, sviluppo ed eventuale stampa), ero costretto a studiare bene luci, esposizione, inquadrature e soprattutto momenti giusti per scattare, sperando che andasse tutto bene (cosa che avrei scoperto solo dopo aver ritirato stampe o diapositive in laboratorio). In mezzo a tanti obbrobri sfocati, scuri, “bruciati” e/o semplicemente brutti, qualcosa di bello saltava fuori; in questa “serie” propongo stralci da questo mio album dei ricordi, raccontandone la storia.

1: Throbbing Gristle, 1981
2: Dead Kennedys, 1981
3: Devo, 1979

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City Kids (1985-1987)

In un lontanissimo giorno del 1985 ricevetti dalla Closer, rinomata etichetta francese dell’epoca, un mini-LP dei City Kids, band d’oltralpe che non ricordavo di aver mai sentito nominare. Fu amore al primo ascolto, disturbato solo dalla rivelazione che i ragazzi avevano in precedenza pubblicato un altro mini in tiratura limitata e numerata che temevo di dover inseguire per chissa quanto e pagare a caro prezzo (nel 1985 mica c’erano eBay, Discogs, Amazon e i negozi on line, e certi vinili non particolarmente propagandati erano tutt’altro che facili da trovare). Recensii comunque il nuovo disco e mesi dopo andai ad Arezzo per assistere a un concerto del gruppo, realizzando anche l’intervista che ho qui recuperato (abbastanza nozionistica, ma al tempo era fondamentale raccogliere e divulgare informazioni che non esistevano o quasi). Un anno dopo, il quartetto avrebbe inciso a Firenze – con la produzione questa volta reale di Rob Younger, che feci in modo di incontrare e intervistare (come si può leggere qui) – il suo primo LP, di cui ancora più in basso ripropongo la mia recensione; sarebbero poi arrivati altri due album, nel 1989 una sorta di antologia intitolata 1000 Soldiers (della quale sono certo di aver scritto, ma in archivio non trovo riscontri) e nel 1993 Third Life (del quale, lo ammetto, nemmeno mi accorsi).
Non c’è alcun dubbio che se fossero americani o australiani i City Kids godrebbero di maggiore notorietà e di maggior considerazione da parte della stampa; invece, francesi di Le Havre, devono per ora accontentarsi di un piccolo culto in patria e della risposta entusiastica degli spettatori occasionalmente accorsi ai loro concerti. Forti di un notevole dinamismo on stage e animati da una ferrea volontà di emergere, i quattro transalpini tentano ostinatamente la via del successo, rifiutando di star seduti ad attendere la manna dal cielo e impegnandosi concretamente per catturare l’attenzione di critica, pubblico e mezzi di informazione attraverso una fitta attività live in Europa e un ottimo livello qualitativo delle realizzazioni discografiche. In più, hanno un produttore d’eccezione: Rob Younger, già frontman di Radio Birdman e Visitors, che dalla lontana Australia coordina le operazioni. Insomma, per farla breve, i City Kids hanno qualcosa in più rispetto ad analoghe formazioni underground; e poi, prescindendo dalla ioro abilità, non cercano di nascondere la loro grande competenza nel campo del nuovo rock (conoscono centinaia di formazioni minori, soprattutto americane e australiane) e dichiarano candidamente di ascoltare moltissima musica per trarre da essa i migliori insegnamenti. Il che è sufficiente per renderli ancor più simpatici. Continua a leggere

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Nick Cave (2016)

Sono ancora fortemente indeciso sulla collocazione precisa che eventualmente darei all’ultimo album di Nick Cave And The Bad Seeds – scrivo “eventualmente” e uso il condizionale perché non amo questo tipo di cose e le faccio soltanto se costretto da esigenze professionali – in una classifica di gradimento della ricca produzione dell’artista australiano. Dubito però che nulla potrà intaccare la mia certezza che si tratti di un grande disco.
cave-copSkeleton Tree (Bad Seed)
Considerato quanto l’anno scorso la sua esistenza sia stata sconvolta dalla morte del figlio quindicenne Arthur, nessuno si aspettava da Nick Cave un album meno “scuro” della norma; benché i brani di Skeleton Tree fossero stati composti in prevalenza prima del dramma, era infatti ovvio che l’artista australiano avrebbe cercato di lenire il dolore attraverso quella musica che, anche nei momenti più duri, gli è sempre stata fedele compagna. Continua a leggere

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The Scientists

Una super-ristampa della produzione di un’altra di quelle band che rese l’Australia degli anni ’80 qualcosa di come minimo leggendario, in ambito r’n’r.

scientists-copA Place Called Bad
(Numero Group)
In quella formidabile fucina di rock’n’roll più o meno aspro e travolgente che fu l’Australia degli ’80, i Scientists del cantante e chitarrista Kim Salmon ebbero senz’altro un ruolo ben più significativo di quanto facciano pensare i consensi commerciali, tutt’altro che esaltanti a dispetto del periodo neppure tanto breve in cui la band si era trasferita armi e bagagli a Londra in cerca di maggiore fortuna. I ragazzi di Perth costituirono infatti un esempio per parecchi talenti in erba del Continente Nuovissimo, e il loro sound esercitò un’influenza da non sottovalutare su alcuni gruppi grunge; non può essere un caso che la loro antologia Absolute, assemblata postuma nel 1991, sia uscita negli Stati Uniti con il marchio della Sub Pop. Continua a leggere

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