Il giallo della doppia copertina

Doppia copertina foto
Dovrebbero saperlo più o meno tutti: i numeri di febbraio di due riviste musicali italiane, che per comodità chiameremo “Rumore” e “TMFKAMS”, sono usciti con copertine praticamente uguali: stessa artista (St. Vincent), identica foto (una appena più “trattata” dell’altra), scelte grafiche (di font e colori) estremamente simili. I lettori, purtroppo sempre meno in assoluto, non hanno capito bene i perché e i percome, riempiendo la Rete di ipotesi e/o di sfottò. “Rumore” ha lanciato accuse di scorrettezza, “TMFKAMS” ha replicato con giustificazioni lacunose, volte a minimizzare e, come si dice a Roma, “buttarla in caciara”. Come al solito, tutto e il contrario di tutto. Mi sono così chiesto: “ma perché non fornire la spiegazione”? In fondo mi occupo della gestione di giornali musicali (o parti di giornali musicali) da quasi trentacinque anni, vivo (e subisco) da sempre tutte le dinamiche che governano lo strano mondo dell’editoria, conosco tutte le parti coinvolte, ho lavorato per entrambi i mensili ma adesso non lavoro per nessuno dei due. Chi meglio, insomma? Ecco com’è andata, allora. Se avrete la pazienza di arrivare alla fine, ne saprete di più non solo dell’episodio specifico, ma delle regole di funzionamento dell’intera macchina.
Premessa. Contrariamente a quello che molti pensano, gli artisti – anche se non di primissimo piano – non concedono interviste a raffica. Quale più, quale meno tendono a centellinare i loro incontri con i media attraverso un metodo che coinvolge l’etichetta (interfacciata con il management) e i promoter ai quali essa si affida nelle varie nazioni. Più la nazione è rilevante sugli introiti dell’artista, più l’artista sarà disponibile a parlare. Quindi, dopo vari confronti, etichetta e promoter concordano il da farsi. La formula usata molto spesso, che si adatta alla situazione qui trattata, è quella di offrire, mesi prima dell’arrivo nei negozi del nuovo disco, un numero limitatissimo di interviste: una a un quotidiano, una a un canale TV o radio (di solito della RAI), una a un periodico specializzato che, in cambio del privilegio, garantisce la copertina. Dato che il peso sul mercato delle riviste, “Rolling Stone” e il defunto “XL” a parte, è grossomodo uguale, i fattori determinanti per ottenere la cosiddetta esclusiva sono la tempestività della richiesta, l’interesse concretamente dimostrato, i rapporti personali. Va da sé che, se si crea un “conflitto” fra due testate per aggiudicarsi l’intervista, il promoter sarà obbligato a scontentarne una… che, probabilmente, sarà favorita in un’altra occasione.
Il caso. Rispetto alla querelle tra “Rumore” e ”TMFKAMS”, non c’è proprio storia: “l’esclusiva” per la stampa specializzata era stata accordata a “Rumore”. ”TMFKAMS” avrebbe di sicuro potuto parlare con St. Vincent, ma non per il numero di febbraio: una prospettiva poco allettante, quella di arrivare dopo la principale concorrente, ma inevitabile… a meno di non rimediare in qualche modo un’altra intervista. Considerando come i nostri mensili debbano spartirsi un pubblico numericamente ridicolo, si dovrebbe cercare di evitare di uscire con la stessa copertina di qualcun altro: con pochissime eccezioni, nessun nome garantisce vendite superiori alla norma, e dunque è molto meglio differenziarsi. Nei decenni in cui mi sono trovato a prendere decisioni in tale ambito, non ho mai avuto dubbi: se un altro aveva l’esclusiva sulla copertina che avrei voluto fare, si optava per qualcosa di diverso. Essendo ”TMFKAMS” sempre più donna, la rinuncia a St. Vincent era evidentemente inaccettabile e dunque la copertina era assolutamente da fare, anche sapendo al 100% di “Rumore”. Da qui la decisione di utilizzare l’intervista realizzata da Silvia Boschero per la RAI allo scopo di “giustificare” la copertina: una mossa non illegale, ovvio, ma certo in contrasto con la consuetudine, il rispetto per i colleghi e il buon senso. Per fare a ogni costo questa copertina, le geniali strateghe dell’editoria hanno creato un serio dissapore con un giornale con il quale sarebbe meglio non essere in attrito; hanno fortemente irritato il promoter, che ha sì avuto due copertine invece di una, ma certo non avrà gradito il rischio dell’accusa di aver “giocato sporco”; hanno messo in mezzo Silvia Boschero, che per sua fortuna è fuori da queste logiche perverse e pertanto non immaginava affatto di scatenare un (pur piccolo) putiferio; si sono ulteriormente squalificate agli occhi dei lettori; hanno imbarazzato i loro pochi collaboratori storici che inspiegabilmente sono ancora lì; dulcis in fundo, hanno regalato alla nutrita schiera dei “fuoriusciti con il dente avvelenato” preziosi momenti di genuina ilarità e ulteriore convinzione che la scelta di abbandonare la nave al suo destino sia stata la migliore che si potesse compiere.
La foto identica. Purtroppo, nonostante i servizi fotografici ufficiali comprendano decine di scatti, quelli che alla fine arrivano alla stampa di un posto sfigato come l’Italia sono sì e no una manciata. Per quanto riguarda St. Vincent, “Rumore” ha scelto quella foto nella convinzione che, avendo l’esclusiva, nessun altro l’avrebbe collocata in copertina, mentre a “TMFKAMS” si sono ben guardate dal chiedare al promoter quale foto sarebbe stata utilizzata da “Rumore”, temendo che in questo modo il diabolico piano di copertinatura di St. Vincent sarebbe stato scoperto e magari in qualche modo ostacolato. E siccome la farina del diavolo va tutta in crusca, è successo quello che è successo.
Conclusioni. Complimenti a “TMFKAMS”. Vivissimi.

Categorie: articoli | Tag: | 7 commenti

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7 pensieri su “Il giallo della doppia copertina

  1. timelyangel

    bisogna anche capire che la i.r. non ha trovato proprio nessun altro artista “copertinabile” come st. vincent….manco fosse bob dylan! eh gia’ ma st.vincent e’ fresca!! porelli

  2. Perplessità a palate.

  3. Ma la prima “M” utilizzata nell’acronimo della rivista che ha fatto quel che ha fatto, sta per “Magazine” o “Merda” ? 🙂

  4. Pingback: Un mucchio di rumore per nulla

  5. Gian Luigi Bona

    Complimenti ! Altra figura di cacca !!!
    Ma dopotutto cos’è una in più o una in meno ?
    Vorrei fare un commento arguto ma mi scappa da ridere e da piangere contemporaneamente !!!

  6. Episodio tristissimo, che rappresenta bene la situazione della stampa musicale italiana.
    Che poi neanche fosse un nome affermato, o con uno status da next big thing: mi sembra una delle tante artiste interessanti senza eccessivi entusiasmi che caratterizzano questi anni.
    E se le passiamo in rassegna tutte questo mese, il quadro è chiaro: Blow Up con un grande come John Fahey ma inesistente come immagine, Rockerilla che probabilmente tenta disperatamente di catturare qualche lettore occasionale con Battiato, quell’altro che va in edicola solo a Milano e Roma fa Mike Bloomfield dopo Peter Green in un tripudio di onanismo sugli ultimi chitarristi di cui ha imparato il nome, quello che doveva convincere di esser in grado di fare Extra che punta su Sun Ra…
    E’ inevitabile che gli unici che vendono siano Rolling Stone e Buscadero, col suo bel Bob Dylan… E che gli edicolanti le testate musicali le nascondano sempre di più.
    Ringrazio Dio di lavorare a Milano e di potermi procurare facilmente Uncut.

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