Il mio primo concerto

Qualche anno fa, nel 2013, Francesco Farabegoli mi chiese un articolo sul primo concerto al quale avessi assistito da pubblicare in un ebook assieme a contributi analoghi di vari altri, colleghi e non. Gli risposi di sì anche se non erano previsti compensi, ma credo proprio di non aver mai onorato l’impegno assunto (e forse l’ebook in questione non è mai uscito, o almeno in Rete non ho trovato riscontri). Dal mio hard disk è però emerso per caso un file word con una specie di traccia, dimostrazione lampante che avevo almeno iniziato a scrivere e poi chissà cos’è accaduto. Non ho allora potuto fare a meno di completarlo.

PFM 1974

Anche se la memoria – fallace – lo collocava in autunno, il biglietto conservato per tutti questi anni riporta la data ”4 giugno 1974”. Il mio primo concerto rock ma non il primo concerto in assoluto, perché sono piuttosto sicuro di essere stato presente, negli anni ’60, alla serata di un cantante melodico – forse Mino Reitano? In questo caso, la memoria non mi sostiene – al seguito dei miei genitori. Per me si trattava di un evento-chiave, un rito di iniziazione; differentemente dai miei compagni di scuola ero ancora a digiuno di rock dal vivo perché papà e mamma temevano incidenti, droga e cattive compagnie e quindi non vedevano di buon occhio il fatto che, a dodici/tredici anni, potessi uscire di sera per recarmi in luoghi notoriamente di perdizione. Però, in quel giugno del 1974, ero da poco quattordicenne e sebbene apparissi sensibilmente più giovane non ero più un ragazzino-ino-ino; privarmi di quella musica che era già parte essenziale della mia vita sembrava insomma un’autentica cattiveria perfino ai miei timorosissimi (non del tutto a torto, eh) genitori. Così, quando “Ciao 2001” annunciò il tour promozionale de L’isola di niente, il quarto album edito a marzo dello stesso anno della Premiata Forneria Marconi, annunciai alla famiglia che avrei voluto andarci, senza se e senza ma. Per fortuna mio padre non ebbe il cuore di opporre l’ennesimo “non esiste”, ponendo però la condizione di accompagnarmi. Benché conscio che avrei dovuto nasconderlo ai miei amici (immaginate le prese per il culo: il bambino che ha bisogno della scorta), mi parve un compromesso accettabile e mi precipitai ad acquistare i due biglietti, onde scongiurare il rischio di ripensamenti; la transazione avvenne all’Orbis di Piazza Esquilino (c’è poco da ridere: all’epoca, per i concerti e non solo, la prassi era questa) e quando, tornato a casa con i tagliandi in mano, li mostrai festante a papà, una smorfia non esattamente entusiasta tradì un certo pentimento (a lui del rock non è mai fregato nulla, non l’ha mai capito né è stato mai interessato a farlo), ma non poteva più tirarsi indietro. Mio padre era (ed è tuttora) così: considerato come la sua professione lo obbligasse ad affrontare i problemi senza tergiversare, prendendo il toro per le corna, nel privato tendeva a rimandare i possibili “scontri” dando un blando assenso e sperando che il Fato aggiustasse la situazione a suo favore.
Per la fatidica sera, papà mi invitò a raggiungerlo al suo studio “per non far tardi” e ovviamente me lo trovai davanti vestito in maniera come al solito inappuntabile, ovvero in tenuta da avvocato nell’esercizio delle sue funzioni. Evitai di dirgli che l’abbigliamento casual sarebbe stato meglio, perché se avesse dovuto ritornare a casa per cambiarsi si sarebbe notevolmente innervosito, e partimmo alla volta del Palasport dell’EUR, per noi di Roma Nord parecchio lontano. Va da sé che i ricordi dello show sono annebbiatissimi, ma in mente ho stampati l’immagine del mio idolo Mauro Pagani al violino e al flauto più alcuni flash: la ricerca di un buon posto dove sedersi, la folla, il clima festoso, papà in elegante completo beige circondato da capelloni trasandati e avvolto in nubi di cannabis sativa (dopo un tot, però, si arrese al caldo, togliendosi la giacca e addirittura rimboccandosi le maniche della camicia) con la faccia di chi sta pensando “ma dove sono capitato?” e/o “cosa ci faccio qui?”. Impossibile, poi, dimenticare l’acustica penosa, con i suoni impazziti che rimbalzavano ovunque; semplicemente da non credere che, quasi mezzo secolo dopo, i concerti romani (al chiuso) di grande richiamo si svolgano ancora in quel luogo infame.
Nonostante l’esperienza per lui di sicuro traumatica, papà si prestò una seconda volta a fungere da mia guardia del corpo: 26 novembre sempre 1974, sempre Palasport, Gentle Giant con Arti + Mestieri come spalla. Quattro mesi dopo, fu invece mio zio a trovarsi con me in mezzo ai lanci di lacrimogeni e alle cariche della polizia per il Lou Reed che nessuno vide e ascoltò. Se nelle mie agende ho riportato tutto, il mio successivo show al Palasport fu quello di Fabrizio De André con la P.F.M. nel gennaio 1979, dove – ormai maggiorenne – andai con un amico. Per la cronaca, mio padre e io non abbiamo più assistito assieme ad alcun concerto.

Categorie: memorie | 4 commenti

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4 pensieri su “Il mio primo concerto

  1. DaDa

    Il mio primo vero concerto fu Franco Battiato, Patriots Tour 1981, nell’ estate, appunto, del 1981 in Friuli (Lignano Sabbiadoro). Qualche mese dopo avrebbe pubblicato La Voce del Padrone, con suoi annessi e connessi. Il concerto è stato magnifico perchè, oltre al repertorio dei primi ’80, ha suonato brani dei primi ’70. Sehr kosmisch! Federico, vorrei poi sapere: quale è il concerto che ti è rimasto di più impresso ?

  2. Paolo Backstreet Iglina

    Ma dopo che tu e tuo zio vi siete beccati i lacrimogeni non oso pensare cosa ti dissero poi tua mamma e papà riguardo ai concerti come luogo di perdizione.

    Per chi frega il mio primo fu david Bowie a Milano nel 1987 (che non fu proprio memorabile ma era il primo perciò…)

  3. Rusty

    Avevo già assistito a qualche concerto alle varie feste dell’Unità, ma il primo concerto “vero” fu Neil Young e i Crazy Horse all’Arena di Verona il 1° maggio 1987. Avevo già ben 18 anni e lo ricordo ancora con affetto e nostalgia. Va bene, non fregherà niente a nessuno, ma mi piaceva dirlo.

  4. RockOnlyRare

    Mi vengono in mente anche a me i primi ricordi, che sono dello stesso periodo, anche se ho qualche anno di più, non so se perché io ero meno deciso o i genitori meno permissivi, I primi concerti sono stati più o meno gli stessi, nel 74, Il Volo (quelli ex Formula3) PFM ed il “famigerato” Lou Reed che anche a Milano di fatto non si fece (suonò solo 2 brani). Profondo rammarico pensando ai Gentle Giant, ero al palalido ma nella palestra per un incontro di basket, riuscii solo a sentire qualcosa “di soppiatto” al termine della partita, dal corridoio degli spogliatoi si poteva sentire la musica ma i buttafuori erano irremovibili sull’entrare…. anche se il primo live fu in realtà un miniconcerto nel 1972 con la “suite di una donna..”” prog “dei dik al SIM di Milano (mostra hi fi e musica) e me lo ricordo con grande piacere, era la prima volta che sentivo la batteria in tutta la sua potenza “fisica”, oltretutto in una sala relativamente piccola (ci saranno state un centinaio di persone) pensata per audiozioni hi-fi. Fui uno dei fortunati che si prenotò per tempo.

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