Articoli con tag: prog e dintorni

Lift To Experience

Sarà capitato anche a voi non solo di avere una musica in testa (questa la capiranno solo i vecchiacci come il sottoscritto…), ma anche di ascoltare dischi che trovate interessanti ma che, alla fine, vi smuovono pochino e che, nonostante non li ascoltiate (quasi) mai, non vi liberate perché in qualche modo vi fa piacere possederli. A me è successo, ad esempio, con i curiosissimi Lift To Experience, dei quali mesi fa è stata pubblicata una ristampa celebrativa.

The Texas-Jerusalem Crossroads
(Mute)
Probabile che, leggendo il nome in alto, in tanti penseranno “chi?!?”, ripetendosi poi la domanda una volta appreso che il frontman del terzetto era (anzi, “è”, essendo in corso una reunion) quel Josh T. Pearson che nel 2011 colpì il giro indie/alternative con quello che è a tutt’oggi il suo unico album da solista, Last Of The Country Gentlemen; e “unico” è pure The Texas-Jerusalem Crossroads, giunto nei negozi un decennio esatto prima e frutto di un sodalizio (sulla carta improbabile) della band texana con gli ex Cocteau Twins Simon Raymonde e Robin Guthrie, che si occuparono dei mixaggi e dell’uscita per la loro etichetta Bella Union. Una sponsorizzazione comprensibile: non capita mica ogni giorno di trovarsi in mano un concept di ottanta minuti che ha come tema un nuovo avvento di Gesù Cristo, ma in Texas invece che in Palestina. Continua a leggere

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Pink Floyd (1965-1972)

Provateci voi, a raccontare/descrivere in maniera un minimo dettagliata, avendo a disposizione circa 3.300 caratteri, un “mostro” come questo cofanetto dei (primi) Pink Floyd edito lo scorso 11 novembre. Non si può, e non a caso sono ritornato sull’argomento, nel numero di AudioReview appena arrivato nelle edicole (il 384), nell’ambito di un ampio articolo a più mani che propone anche prove tecniche e di ascolto del prezioso boxone. Nella recensione qui riesumata, uscita a gennaio, mi ero invece limitato a inquadrare l’oggetto e a spiegare perché il prezzo richiesto, in assoluto molto alto, fosse comunque “giustificato”.
pink-floyd-fotoThe Early Years 1965-1972
Si può commercializzare un prodotto discografico, seppure “multiplo” e ricco come questo, a una cifra – di listino – così folle? Ovviamente sì, se il numero è l’amore dei tuoi cultori sono tali da garantire l’adeguato ritorno economico; in sintesi, devi essere in grado di permettertelo, e i Pink Floyd appartengono senza dubbio alla élite di coloro “che possono”. Nel novembre scorso ha dunque fatto irruzione sul mercato, in sincronia con il natale, questo mostruoso box con trentadue (in realtà, trentatré) dischi di più formati (CD, DVD, Blu-ray, vinili) e tanto prezioso materiale iconografico, che raccoglie solo registrazioni rare e per lo più ufficialmente inedite – insomma, i normali album non vi sono compresi – della fase iniziale di attività del gruppo di Roger Waters, David Gilmour, Richard Wright, Nick Mason e, per il primissimo periodo, Syd Barrett. Continua a leggere

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Pope Francis

La faccenda è andata così. Mesi fa ricevetti un comunicato nel quale si annunciava l’imminente uscita di un disco del Papa, in qualche modo legato al progressive; non un disco cantato (appositamente), comunque, ma un disco in cui alle parole (preregistrate) del Pontefice erano state accostate musiche realizzate ad hoc, con il tutto trattato in modo da essere un prodotto con pretese artistiche e non solo uno strumento di propaganda. Non ho dunque potuto esimermi dal recensire il CD nella sede che mi sembrava più opportuna, ovvero AudioReview. Siete pronti per il “popegressive”?

Pope Francis copWake Up!
(San Paolo/Believe)
Come si puo valutare, un disco del genere? Mica facile. Si potrebbe buttarla sull’ironia, analizzando quella che senza alcun dubbio è un’operazione di marketing ben congegnata (e che “parte” dei profitti andranno a finanziare l’assistenza ai rifugiati, considerando come lo sponsor sia il Vaticano, è francamente il minimo), ma avrebbe davvero senso? Continua a leggere

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The Musical Box, 2015

Musical Box fotoTranne una volta che lo feci in quanto giurato di un contest dedicato a quelle dei Litfiba, mi sono sempre rifiutato di assistere a concerti di tribute band. Aborro l’idea in sé (a meno che non sia un estemporaneo, pur serio divertissement per musicisti che hanno una loro vita) e aborro il danno collaterale – almeno qui in Italia – che i “copioni” sottraggano spazio a quanti hanno mire artistiche più alte, perché un buon imitatore di Ligabue o Vasco Rossi riempie i locali e un emergente che suona le sue canzoni di norma no. Ieri, però, sono andato all’Auditorium a vedere The Musical Box, gruppo di Montreal noto a livello planetario per essere l’unica tribute band dei Genesis approvata e autorizzata dagli stessi Genesis. È stata una scelta, come dire?, “sentimentale”, dettata da ragioni che spiego nella prima parte di questo mio vecchio articolo (intitolato, che buffa coincidenza!, proprio The Musical Box). Si trattava di poter fare parzialmente – molto parzialmente – una sorta di pace con il (mio) passato, e ho colto l’occasione. Non ci saranno però mai più, lo giuro solennemente, ulteriori deroghe al principio. Continua a leggere

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Steven Wilson (2013-2015)

Tre giorni fa, il 22 settembre, sono andato all’Auditorium della Conciliazione a vedere Steven Wilson; in primavera, a causa di irrinunciabili impegni pregressi, avevo perso il suo concerto al Teatro Sistina e, no, due volte di fila sarebbe stato troppo. Sulla scia dell’entusiasmo per una performance eccezionale per qualità, imponenza e impeto comunicativo ed emotivo, recupero con piacere la mia recensione dell’ultimo album del musicista britannico, unendola a quella del lavoro precedente e del (non proprio) “mini” che a quest’ultimo fece da appendice. Per chi fosse interessato, qui una mia lunga intervista del 2015.

The Raven That Refused To Sing
(Kscope)
Magari l’affermazione sembrerà irriguardosa, ma Steven Wilson è una sorta di Robert Fripp della sua generazione. Non per la tecnica chitarristica, della quale è comunque dotatissimo, ma per l’iperattività creativa, per la capacità di allestire progetti ed elaborare idee, per il perfezionismo maniacale: non è certo un caso che proprio Fripp gli abbia affidato le chiavi del suo regno – ovvero, i master dei King Crimson da remixare – lasciandolo libero di governarlo a suo piacimento; e inoltre, lo si voglia o meno, i suoi Porcupine Tree sono stati la band-cardine del rock progressivo dell’ultima quindicina d’anni. Continua a leggere

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