Wikipedia segnala come data di uscita del primo album dei Discharge il 21 maggio 1982 e questo mi sembra un po’ strano, considerato che la mia recensione venne pubblicata già sul numero di giugno del Mucchio e all’epoca ben poche etichette lavoravano con i pre-release. Magari indagherò su vecchie riviste inglesi che ho in archivio, ma intanto ecco la recensione di quarant’anni fa. Per quanti fossero interessati, qui ci sono invece due pezzi scritti molti anni dopo, in occasione di ristampe, su Discharge e G.B.H..
Hear Nothing
See Nothing
Say Nothing
(Clay)
Nell’ambito punk i Discharge sono una vera e propria istituzione e, anche se dal vivo lamentano qualche carenza, ogni loro nuovo disco rappresenta quasi un avvenimento per i kids di tutto il mondo. Dopo quattro EP 7” e un 12”, il quartetto di Stoke On Trent giunge al primo 33 giri, il cui titolo è una palese denuncia dell’atteggiamento delle masse nei confronti dei più grandi problemi del nostro sovrappopolato pianeta. Il linguaggio dei testi è essenziale: poche parole sputate con rabbia, crude ma efficacissime che parlano degli “ubriachi di potere”, di un “inferno sulla terra”, dei pianti di aiuto, fino ad affermazioni più drastiche come “la possibilità della distruzione della vita” o “l’incubo prosegue”. La musica, poi, è quanto di più violento e corrosivo si possa immaginare: più compatta e nel complesso più veloce di quella dei Black Flag, ma anche meno varia e originale, i Discharge sono – assieme ai colleghi californiani – l’espressione più dura e brutale dell’esasperazione attraverso la musica, e più in particolare attraverso quel poliedrico fenomeno unanimemente denominato punk rock. Cal alla voce, Bones alla chitarra, Rainy al basso e Gary alla batteria propongono in quest’album quattordici brani in precedenza inediti che, pur assomigliandosi un po’ tutti, mostrano il desiderio dei Discharge di sgrezzare il loro sound e di renderlo più valido anche sotto il profilo dell’esecuzione. Ne vien fuori un hardcore punk selvaggio ma ben costruito, dove l’incredibile solidità del “muro di suono” si accoppia a una vena compositiva piuttosto statica ma felice. Visioni di guerra e di morte di susseguono tra i solchi. L’incubo prosegue…
(da Il Mucchio Selvaggio n.53 del giugno 1982)
Per me i primi tre 7″, sono il top della loro produzione.
Certo che scegliere i migliori tre Lp usciti in U.K. nei primi anni 80′ H.N.S.S.N. ci entrerebbe di diritto.
Da Discogs risulta maggio non specificando la data
https://www.discogs.com/release/381756-Discharge-Hear-Nothing-See-Nothing-Say-Nothing