A scanso di equivoci, l’intento di questa serie di post è puramente informativo, non autocelebrativo né tantomeno speculativo (molti sono fuori catalogo e con qualche copia eventualmente venduta in più di quelli reperibili mi ci pagherei al massimo una colazione); ne sono destinatari tutti coloro – tanti, a giudicare dalle statistiche del blog – che amano leggere storie “dietro le quinte” relative alle mie attività nel campo dell’editoria musicale. Finora ho pubblicato trenta libri e il primo è uscito nel 1991, dunque trent’anni fa; una buona ricorrenza, direi, per ripercorrere sinteticamente questo cammino, ricordando circostanze, persone, retroscena.
Rock: 1000 dischi fondamentali
(Giunti, 2012)
“Il 1000 dischi fondamentali uscito nel 2012 fu organizzato non solo per noi, ma anche per rendere invendibile questo”: così si legge alla fine della scheda (vedere qui) del libro Rock: 500 dischi fondamentalipubblicato nel 2002. Come già scritto, Max Stèfani si era appropriato delle royalties che sarebbero spettate a noi autori (e in particolare a me ed Eddy Cilìa, che ci eravamo sobbarcati la maggior parte del lavoro), e la cosa rimaneva irritante; nel frattempo, però, il nostro direttore/editore era diventato “ex”, e questo ci aveva messo in una posizione diversa. Poiché le copie del volume erano più o meno esaurite, Riccardo Bertoncelli – il responsabile della linea musicale della Giunti – mi fece una proposta: approntare una versione ampliata e aggiornata del 500 dischi che avrebbe potuto inglobare per intero o solo in parte i contenuti del libro di dieci anni prima. Era una gran bella idea e dunque Eddy e io ridisegnammo il progetto, stilando un nuovo elenco di mille album; recuperammo tutte le nostre schede, eliminammo quelle degli altri per evitare dispersioni, ne aggiungemmo di nuove e ne assegnammo altre a due amici e colleghi del Mucchio e di Extra, Carlo Bordone e Giancarlo Turra. Rock: 1000 dischi fondamentaliuscì quindi a nome di Eddy e mio, “con contributi di” Carlo e Giancarlo; circa trecentocinquanta schede erano le stesse del vecchio tomo (con giusto qualche aggiustamento), circa altrettante provenivano – sempre un po’ rimaneggiate – da altri elenchi di cento o cinquanta dischi fondamentali apparsi sul Mucchio Extra e le ultime trecento erano totalmente inedite.
Venne fuori un ottimo lavoro, che non si limitava al rock in senso stretto ma – come del resto faceva quello dei “500” -si apriva anche a generi “vicini” come black music, hip hop, world, reggae e in misura minima jazz-rock. Come ampiamente previsto, parecchi colleghi fecero finta che non esistesse (perché rosicavano, va da sé), ma le vendite furono ottime e moltissimi acquirenti manifestarono apprezzamento tramite quei social che intanto avevano preso piede. Dopo qualche anno, all’esaurimento della tiratura, un’opportuna ristampa ci consentì di correggere alcuni piccoli ma odiosi refusi, e tutti vissero felici e contenti… eccetto uno, che avrebbe voluto continuare a lucrare senza averne alcun diritto e che invece, da allora in poi, si sarebbe attaccato all’asta virile. Consolazione magra, perché quanto da lui intascato grida ancora vendetta, ma pur sempre consolazione.
Noi conquisteremo la luna – Scritti sulla new wave italiana, 1980-1985
(Rave Up Books, 2013)
Responsabile della Rave Up Records, con esperienze parallele di cantante di band come Transex e Illuminati, Pierpaolo De Iulis è un mio vecchio amico. Devo ammettere che, quando nel 2011 annunciò di voler affiancare all’etichetta discografica una casa editrice e mi chiese di confezionare un libro con tutti i miei scritti giovanili sulla new wave italiana, la mia reazione fu negativa. Gli risposi qualcosa tipo “ma sei impazzito? A chi vuoi che interessi?”, ma lui insistette, ripetendo che mi sbagliavo e che il pubblico per una simile operazione esisteva, specie se il volume fosse stato accattivante sotto il profilo estetico e magari avesse avuto a corredo un CD con materiale ad hoc. Per convincermi ci vollero alcuni mesi: a me continuava a sembrare una follia e, non un dettaglio, ero disturbato all’idea di rimettere in circolazione quel materiale senza dubbio pieno di entusiasmo ma, insomma, scritto malino e decisamente ingenuo. Però, a detta di Pierpaolo, si trattava di importanti testimonianze storiche, ed era anche giusto rimarcare il ruolo che avevo avuto – in tempo reale, e in pratica dai suoi primi vagiti – nella propaganda del nuovo rock tricolore. Le mie residue perplessità svanirono quando mi comunicò che della grafica si sarebbe occupato Cristiano Rea, un bravissimo “creativo” (disegnatore, illustratore, musicista e, appunto, grafico) che conoscevo da quando, entrambi poco più che ragazzini, ci muovevamo nell’underground romano. “OK, Pier, vedo cosa riesco a inventarmi”, gli dissi, e come quasi sempre accade in questi casi, nell’arco di poche ore avevo in mente come il tutto avrebbe dovuto essere.
La prima intuizione fu quella del titolo, preso da un brano dei primi Litfiba e perfetto per inquadrare quell’approccio innocente e assieme determinato che spingeva gli esponenti della new wave autoctona a fare quel che facevano, anche se il raggiungimento degli obiettivi sembrava utopistico. Nel CD allegato finirono quattordici pezzi tratti da dischi o demo dell’epoca e mai usciti prima in formato compact, per i quali mi misi sulle tracce delle band (le raggiunsi tutte tranne due, delle quali utilizzai comunque i brani; buffo che in una di esse, gli Aut Aut, suonasse Umberto Palazzo, con il quale non avevo mai perso i contatti… chi se ne ricordava?). Le duecento pagine in bianco e nero accolsero invece le recensioni, gli articoli e le interviste che avevo pubblicato al tempo sul Mucchio Selvaggio e altre riviste (ripuliti dai tanti refusi e appena “aggiustati” dal punto di vista della forma, ma lasciando inalterato il mio stile approssimativo), con l’aggiunta di copertine di dischi e cassette, fotografie e locandine. Ormai vari anni fa mi fu detto che le mille copie della tiratura erano esaurite, e dunque un po’ mi sorprende di vederne ancora in vendita (di nuove, intendo) sul web. Comunque, Pier aveva ragione e io torto: Noi conquisteremo la luna si doveva fare.
Manuel Agnelli – Senza appartenere a niente mai
(Vololibero, 2015)
Questo libro doveva essere il primo di una collana che si prefiggeva di pubblicare in versione estesa e attualizzata alcuni degli articoli/interviste ad artisti italiani editi in origine nel Mucchio Extra e poi in Voci d’autore. Il secondo doveva (dovrebbe?) dedicato a Mauro Pagani, ma da alcuni anni è fermo ai box perché lo si voleva/vorrebbe fare uscire contemporaneamente al famoso nuovo disco del Maestro, disco che però non arriva; Senza appartenere a niente maiè pertanto rimasto un pezzo unico e la cosa mi dispiace anche perché con Claudio Fucci – il boss di Vololibero – mi sono trovato da subito bene. Il volume su Manuel Agnelli è una biografia atipica. Nella prima cinquantina di pagine c’è il pezzo monografico del Mucchio Extra, naturalmente aggiornato al 2015; a seguire, tutte le mie interviste a Manuel, i resoconti (con le trascrizioni integrali dei dialoghi) delle due volte che lo ospitai a Stereonotte chiedendogli di scegliere un tot di canzoni di suo gradimento da commentare assieme, le mie recensioni d’epoca di tutti i dischi degli Afterhours a partire dal 1997 e una dettagliata discografia, con una prefazione di Manuel che ufficializza il tutto. Non volevo scrivere una monografia con il senno di poi, l’idea era quella di raccontare Manuel cogliendolo durante il suo percorso e in larga parte tramite le sue parole; sono molto soddisfatto del risultato e alla fine mi fa piacere che la pubblicazione sia avvenuta subito prima che Manuel entrasse nella squadra di X Factor, sorta di spartiacque della sua attività. La tiratura (di 2500 copie, mi pare) è pressoché esaurita, grazie anche all’impegno dello stesso Manuel per promuoverla in varie circostanze, con o senza di me; un paio di anni fa gli domandai se avesse piacere di aggiornarla con gli eventi degli ultimi anni, ma non era il momento giusto e non se n’è fatto nulla. Magari più avanti, chissà.
I miei libri (1-3): Cure, Enciclopedia del rock italiano, Punk.
I miei libri (4-6): New Wave, Punk: piccola enciclopedia, Fuori dal Mucchio Vol.1.
I miei libri (7-9): Punk & Hardcore, Litfiba – A denti stretti, Enciclopedia del Rock Vol.3.
I miei libri (10-12): Carmen Consoli – Quello che sento, Grande Enciclopedia Rock, Rock: 500 dischi fondamentali.
I miei libri (13-15): Smells Like Teen Spirit – La rivoluzione dei Nirvana, Carmen Consoli – Quello che sento (nuova edizione), Voci d’autore.
I miei libri (16-18): Punk!, Hai paura del buio, Punk.
I miei libri (19-21): Hardcore, Siberia – Diaframma, Litfiba – Fuori dal coro.
Ciao, ho notato che è stata fissata la data di uscita del libro sui Cure https://www.amazon.it/gp/product/8827602321/ref=ppx_yo_dt_b_asin_title_o00_s00?ie=UTF8&psc=1
ci sono novità per quello,del rock australiano?
Ciao. Sì, “Be My Guru” è tutto impaginato e ho già inviato all’editore le correzioni di bozze. In pratica, manca solo che mi ritornino per l’ultima revisione e per preparare l’indice dei nomi. Dovremmo farcela per marzo. Grazie!
Ovviamente è High Rise, anche se, magari, esiste un fantomatico Hugh Rise con decine di album che aspettano di essere riscoperti 😂…
Ho una copia di “Noi conquisteremo…” ancora “sealed” come si dice sulle riviste di collezionismo discografico… magari avrà un discreto valore ma non intendo separarmene…
Riguardo Stefani, dai tuoi ricordi emerge il ritratto di una persona più interessata ai profitti che non alla musica…
Un saluto e, mi raccomando, sotto con le ristampe del catalogo Hugh Rise, 🙂