Mudhoney (1991)

Mudhoney cop

Il 26 luglio 1991 i Mudhoney davano alle stampe il loro secondo, eccellente album, e io ero naturalmente alla macchina da scrivere (non sono sicuro se avessi già una specie di computer… di sicuro, il primo MAC lo acquistai solo nel 1995) per occuparmene. Qui sul blog c’erano già varie cose sulla band (una monografia del 1991, un’altra monografia ben più estesa del 2008, un’intervista a Steve Turner), ma in occasione del trentennale la recensione in tempo reale di Every Good Boy Deserves Fudge meritava uno spazio.

Every Good Boy Deserves Fudge
(Sub Pop)

Mudhoney atto secondo: a due anni dall’omonimo, indimenticabile debutto sulla lunga distanza dell’album, dopo estenuanti tour su e giù per l’Europa e gli States, dopo l’annuncio di scioglimento per fortuna ritrattato, dopo un paio di travolgenti 45 giri (Thorn e il più recente Let It Slide), i portabandiera di casa Sub Pop hanno fatto di nuovo levare alta la propria voce. Una voce fragorosa e abrasiva, che racconta della fusione di trame di chiara marca Sixties (psichedelia, garage, forse persino beat) con l’ipnotico e graffiante hard rock di Seattle, del punk degli anni ‘70 e con l‘underground convulso e spigoloso oggi tanto popolare al di là dell’Atlantico, dell’estro che inventa (pur perverse) melodie con l’innata inclinazione a martoriarle con la lucida follia delle chitarre.
Every Good Boy Deserves Fudge è un inno corrotto e disperato alla capacità del rock‘n’roll di rigenerarsi continuamente, di far esplodere in un pirotecnico gioco di suoni il suo saper assorbire influenze restituendole poi in altra forma. Che siano ombrose litanie dal fascino magnetico o frenetiche aggressioni all‘insegna della furia più selvaggia, le sue canzoni attestano come i Mudhoney non abbiano timore di sperimentare nuove opportunità senza per questo uscire dal sentiero della tradizione; magari rubando un po’ dappertutto idee e riferimenti, guidati dalla consapevolezza che l’invenzione assoluta è ormai quasi un’utopia e che ciò che conta è solo elaborare nuovi dosaggi dei “soliti” ingredienti.
(da AudioReview n.110 del novembre 1991)

Categorie: recensioni | Tag: , , , | Lascia un commento

Navigazione articolo

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Crea un sito o un blog gratuito su WordPress.com.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: