Enrico 50

Pochi giorni dopo quella di “Lella”, mi sono trovato – in questo caso, però, da semplice spettatore – a prender parte a un’altra celebrazione per un mezzo secolo, sempre legata alla canzone d’autore. A essere festeggiato per l’importante traguardo era il collega e amico che vedete con me nella foto scattata da Alberto Marchetti, Enrico de Angelis, uno che con la canzone d’autore ha un legame a dir poco speciale visto che fu proprio lui, il 13 dicembre del 1969, a usare per la prima volta la poi adottatissima definizione; nella bella serata dello scorso venerdì – il 13 dicembre, appunto – al Teatro Eduardo De Filippo dell’Officina Pier Paolo Pasolini di Roma si sono spente idealmente le cinquanta candeline per la carriera giornalistica di Enrico (avviata sulle pagine de L’Arena, il quotidiano di Verona) e per la “codifica”, chiamiamola così, della canzone d’autore. Mica bruscolini, insomma.
Il buon de Angelis non ama fare lo spaccone e dunque mai nella vita avrebbe organizzato uno happening per omaggiare se stesso. Non senza riluttanza, si è però fatto trascinare dall’entusiasmo di due note operatrici culturali, Daniela Esposito ed Elsabetta Malantrucco, che l’hanno attirato nell’Urbe senza fornire troppi particolari su quello che sarebbe accaduto. La folta audience, composta per lo più da addetti ai lavori (non solo romani), ha così assistito a un concerto-evento presentato da un altro Enrico, De Regibus, che ha visto sfilare sul palco Têtes de Bois, Raffaella Misiti e Alessandra Casale, Piji, Pino Pavone e Peppe Fonte, Pino Marino, Tosca, Lucilla Galeazzi e Carlo Valente alle prese con brani propri e riletture di classici di Luigi Tenco, Léo Ferré, Piero Ciampi, Giorgio Gaber, Fabrizio De André, Ivano Fossati, Sergio Endrigo, Lucio Dalla, Jacques Brel, Bruno Lauzi, Paolo Conte, Franco Battiato, Francesco De Gregori e Domenico Modugno. Tutto è stato molto intenso e toccante – senza nulla voler togliere agli altri, quale più quale meno veterani del giro, vorrei segnalare la notevole performance dell’unico artista che conoscevo solo di nome, il ventinovenne Carlo Valente: bravissimo (nomen omen, no?) – e il tempo è letteralmente volato. Durante le esibizioni e alla fine si respirava un’aria di sincera, contagiosa gioia, probabilmente perché tutti gli intervenuti prova(va)no per Enrico – che tra le altre cose, doveroso ricordarlo, è stato per decenni Direttore Artistico del Club Tenco – affetto e stima autentici; rosiconi e gente brutta sono per fortuna rimasti a casa e pure questa è una vittoria.
Grazie a tutti, allora. A cominciare dal festeggiato, per quello che finora ha fatto e quello che continuerà a fare per la Canzone con la C maiuscola.

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