Sul secondo numero del Mucchio Extra organizzai un dossier sui Mano Negra e Manu Chao costituito da una monografia della band (firmata da Federico Fiume), una lunga intervista al frontman tradotta dalla stampa estera e alcuni boxini con approfondimenti vari. Ne scrissi uno a proposito delle prime esperienze musicali dello stesso Manu Chao, del quale oggi non si parla quasi più ma che all‘epoca – AD 2001 – era un‘autentica superstar.
L’immagine della copertina del 45 giri di debutto degli Hot Pants, quella raffigurata qui a fianco, è tatuata sulla spalla sinistra di Manu Chao: un modo per ribadire che, per sapere dove andare, bisogna ricordarsi da dove si viene. Sèvres, periferia di Parigi, è il teatro della prima, seria esperienza musicale dell’allora ventitreenne Manuel Chao, peraltro già rodato dalla gavetta nei Kingsnakes (dove ricopriva però un ruolo di secondo piano): con lui, il cugino Santiago Casariego alla batteria, Jean-Marc al basso e Pascal alla chitarra, per una musica ruspante e istintiva nata dal grande amore del Manu adolescente per il rockabilly ma anche aperta al benefico influsso del punk clashiano. Durano poco, gli Hot Pants, ma riescono a confezionare il già citato singolo (So Many Nites/Lover Alone, edito dalla Gougnaf Mouvement nel 1985) e un album ricco di buoni momenti, Loco-Mosquito (All Or Nothing, 1986), più qualche contributo sparso: abbastanza per scolpire il loro nome nella storia della nuova scena punk transalpina che vedeva tra i suoi alfieri Thugs, Parabellum, Les Prives, Ludwig Von 88, Berurier Noir e tanti altri.
Più longeva e fortunata è poi la band successiva: anzi, “parallela”, visto che le sue vicende si intrecciano con quelle conclusive degli Hot Pants così come in seguito si sovrapporranno a quelle iniziali dei Mano Negra. Si tratta di un vero e proprio “supergruppo” con Manu, il fratello Tonio (dei Chihuahua), Schultz dei Parabellum, Alain dei Wampas e Hadji-Lazaro dei Gar¢ons Bouchers, che adotta la sigla Los Carayos per proporre una policroma e funambolica miscela di assortite matrici folk, canzoni dei ‘40 e dei ‘50, swing e punk’n’roll, con testi in varie lingue e una naturale attitudine alla contaminazione e al meticciato. Manu non compone granchè ma la sua personalità non manca comunque di emergere soprattutto nelle trascinanti performance dal vivo nonchè nel secondo e terzo album, Persistent e signent (Boucherie, 1987) e Au prix où sont les courges (Boucherie, 1990; nel CD anche tutti i brani del precedente), superiori all’esordio live Ils ont osé (All Or Nothing, 1986). Seppur sviluppato secondo schemi non sempre coincidenti, in questi dischi forse acerbi ma senz’altro freschi e colmi di energia e vitalità c’è già molto dei Mano Negra e del Manu Chao da venire. Tanto per non lasciar dubbi sul fatto che quel tatuaggio sulla spalla non è un vezzo, ma un marchio impresso sulla pelle in senso più figurato che fisico.
Tratto da Mucchio Extra n.2 dell‘estate 2001
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