Refused (1992-1998)

Benché noti quasi solo ai cultori del genere, gli svedesi Refused sono stati una delle voci più autorevoli dell’hardcore punk degli anni ‘90. Ripropongo volentieri la breve retrospettiva che scrissi nel 2004, non mancando di aggiungere che nel 2010 l’album più significativo della band è stato nuovamente ristampato (dalla Epitaph) con l’aggiunta di dodici brani dal vivo e un DVD con un documentario.

Refused copSono trascorsi appena sei anni dal loro definitivo scioglimento e dodici dalla loro nascita, ma i Refused sono già storia. Storia recente, certo, ma comunque abbastanza antica da poter essere trattata in queste pagine: perché, almeno in qualche caso, non conta il calendario ma la percezione che si ha dello scorrere del tempo, e una vicenda piuttosto fresca può quindi apparire lontana così come, al contrario, un disco di tre decenni fa può magari sembrare uscito la settimana scorsa. A rendere l’argomento materia “archeologica” è la tanta acqua passata sotto i ponti nell’ultimo lustro: da quando, cioè, il cantante Dennis Lyxzén si è posto alla guida degli (International) Noise Conspiracy, sviluppando in una chiave sonora meno violenta e più accessibile il proprio desiderio – ma sarebbe forse il caso di dire bisogno – di denunciare le aberrazioni politico-sociali contemporanee e fornire, per quanto possibile, intelligenti spunti di riflessione. Un approccio positivo e propositivo, quello del gruppo di Survival Sickness, A New Morning, Changing Weather e dell’ormai prossimo Armed Love, analogo – al di là delle differenze stilistiche – a quello che il dinamico e vulcanico frontman aveva precedentemente elaborato con i Refused, da lui fondati nel 1992, nel nord della Svezia, assieme al batterista David Sandström: una band tra le più interessanti, specie dopo la stabilizzazione della line-up con l’arrivo dei chitarristi Jon Brännström e Kristofer Steen, del panorama hardcore punk europeo di sempre, ricordata e apprezzata indipendentemente dalle successive, fortunate imprese del suo leader. Con il CD-EP This Is The New Deal, edito nel 1993 dall’allora neonata Burning Heart (è il n.002 del catalogo), l’ensemble ha inaugurato una discografia estremamente ricca e frastagliata, i cui ultimi atti sono stati, sempre per l’etichetta di Orebro, l’album-capolavoro The Shape Of Punk To Come (1998) e il CD-EP postumo The New Noise Theology (marchiato in origine dalla piccola Honey Bear, ma sono sottigliezze) del 1999; nel mezzo, una manciata di EP, vari contributi a raccolte, due antologie di rarità e altrettanti veri album entrambi pubblicati – come quasi tutte le summenzionate produzioni “di contorno” – dalla Startrec: This Just Might Be… The Truth (1993) e Songs To Fan The Flames Of Discontent (1996), passi importanti per approdare a quella sintesi definitiva così brillantemente immortalata in quel The Shape Of Punk To Come dal titolo tanto tronfio quanto emblematico.
A riassumere questa imponente mole di materiale sono adesso giunte, via Burning Heart/Epitaph Europe, tre eccellenti ristampe rimasterizzate e confezionate in formato digipak, che pur non essendo onnicomprensive del repertorio dal combo scandinavo ne offrono un eloquente quadro d’insieme; un quadro oltretutto destinato ad ampliarsi in autunno con la diffusione sul mercato del DVD Are Fucking Dead, compilation di video assortiti – clip, stralci di concerti e chissà cos’altro – che di sicuro sorprenderà non poco coloro che di Lyxzén conoscono solo la versione “aggiornata” della Cospirazione Internazionale del Rumore. Presentato con il grezzo ma efficacissimo slogan “un’odissea punk-rock attraverso merda e fallimento”, il programma di recupero comprende però al momento solo le nuove edizioni – identiche alle originali, almeno nelle scalette – di Songs To Fan The Flames Of Discontent e The Shape Of Punk To Come, con in aggiunta un This Album Contains Old Songs And Old Pictures – The E.P. Comp CD che rispetto all’omonimo del 1997 esclude chissà perché ben otto tracce: una stranezza, certo, che non intacca però la capacità dei tre compact di documentare alla grande il percorso dei Refused, evolutisi rapidamente dall’hardcore old school degli esordi a modelli più complessi e articolati ma non meno feroci di crossover: ne è inequivocabile prova soprattutto The Shape…, che pur non rinunciando alla velocità mozzafiato, agli stacchi fulminei, alla compattezza granitica e alle devastanti soluzioni canore non disdegna architetture poco prevedibili e utilizzo di soluzioni atipiche per il genere (campionamenti, melodica, violino, violoncello…) a sostegno degli immancabili chitarra, basso e batteria.
Se da un lato, (ri)ascoltando questi dischi, può essere molto difficile non meravigliarsi di come la metamorfosi di Lyxzén con il passaggio agli (International) Noise Conspiracy sia stata non solo fulminea ma anche radicale, dall’altro c’è da rimanere colpiti da come il cantante non abbia esitato a rimettersi in discussione, lasciando una strada sicura per imboccarne una nuova della quale, sulla carta, non si poteva certo ipotizzare il successo, senza peraltro mitigare la sua propensione ad affrontare con lucidità e senza peli sulla lingua temi scomodi. Voglia di prendere le distanze dal “ghetto” hardcore per allargare l’audience dedicandosi a una formula più potabile, oppure acquisita consapevolezza che i Refused avevano toccato lo zenit delle loro potenzialità e che quindi sarebbe stato impossibile andare avanti senza ripetersi? Entrambe le cose, probabilmente, ma sempre senza malizia e con il sostegno di una encomiabile coerenza. In ogni caso, indipendentemente dai messaggi, un gruppo dal notevole valore musicale, che se fosse stato americano e non “provinciale” avrebbe di sicuro raccolto di più.
Tratto da Il Mucchio Selvaggio n.584 del 22 giugno 2004

Categorie: articoli | Tag: | 3 commenti

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3 pensieri su “Refused (1992-1998)

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  2. Visionary

    Che gran disco The Shape Of Punk To Come. E “New Noise” è canzone da isola deserta!

  3. lucaminutolo

    “The shape of punk to come” è il disco della vita.

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