Litfiba (1986)

Oggi, 26 marzo, esce l’album relativo ai primi concerti della reunion dei (mitici) Litfiba degli anni ‘80, quelli con Gianni Maroccolo e Antonio Aiazzi riuniti a Piero Pelù e Ghigo Renzulli (purtroppo non a Ringo De Palma, che se n’è andato per sempre quasi ventitré anni fa). Chiunque abbia seguito un minimo il mio percorso professionale sa bene quanto saldo sia il mio legame – anche affettivo, non lo nego, nonostante le incomprensioni che hanno segnato i nostri più che trentennali rapporti – con la band fiorentina, alla quale ho non a caso dedicato un’infinità di articoli e due libri. Prima che qualcuno me lo chieda: no, alle due date milanesi dello scorso gennaio che hanno fornito il materiale per il CD (si intitola Trilogia 1983-1989, Live 2013, è doppio ed è edito dalla Sony) non sono andato. All’epoca ho visto dal vivo i ragazzi una buona decina di volte, e in generale non ho un buon feeling con i “ritorni”; questo, però, non mi impedirà di presenziare alla data romana del 20 aprile, perché – al di là dell’ascolto del disco e dei video su YouTube – conoscere gli eventi è un po’ diverso dal viverli.
Ci avevo pensato, a scrivere la recensione dell’ultimo album, che sarebbe stato il primo pezzo inedito apparso su questo blog, ma poi ho desistito. In compenso, ecco uno stralcio da Fuori dal coro, la mia ancora recente (è del 2012) biografia dei Litfiba. Il tema è 17 re, capitolo mediano della famosa “Trilogie del potere” sulla quale il tour in corso è appunto incentrato. Chi volesse sapere gli antefatti o scoprire come va a finire, però, dovrà procurarsi il libro.

 * * *

Litfiba copPer Piero, i simboli religiosi non sono un interesse superficiale: quando abitava da solo in un appartamento attiguo a quello dei genitori, la scrivania in un angolo della sua stanza da letto era ingombra di oggetti sacri e reliquie, a suo dire procuratigli da un non precisato amico “che girava per chiese e cimiteri”; conservava inoltre varie ossa, forse persino un teschio, e aveva battezzato le altre due camere “la sala rossa” e “la sala azzurra”, dal colore delle lampadine che le illuminavano. Un’attrazione feticista, se non un’ossessione, ripresa anche nella copertina di 17 re, raffigurante un cuore trafitto da una corona di spine.

“Sono responsabile della copertina di 17 re, non solo a livello di idea ma anche di attuazione. Mi ero orientato sul cuore per via dell’assonanza 17 Re-Cristo Re, e cercavo qualcuno che realizzasse quel che avevo in mente, cioé un’immagine di tipo pittorico. Visto che mi riusciva difficile spiegare cosa volessi con le parole, pensai a un esempio pratico: ho preso una foto apparsa su L’Espresso e ho sciolto con la trielina tutto ciò che non mi serviva. Alla fine il mio modello risultava sempre più convincente di ogni tentativo di imitarlo, e così l’ho utilizzato”. (Alberto Pirelli)

Le registrazioni di 17 re, delle quali si occupa Daniele Trambusti con Pirelli accreditato come produttore artistico, si svolgono tra agosto e settembre, prima alla G.A.S. e poi allo Studio Emme di Calenzano. All’inizio dei lavori pochi brani hanno alle spalle l’adeguata quantità di prove, anche se per la prima volta la band ha effettuato una vera pre-produzione in cantina. Le idee sono tantissime, magari anche troppe, ma il desiderio di metterle in pratica nel modo migliore non è sempre supportato dalla necessaria chiarezza: ciascun Litfiba segue il proprio flusso di pensieri e non cerca di limitare quelli degli altri, in un moto di catarsi individuale che diventa come per magia collettiva. E le singole direzioni, seppur parallele o divergenti, vanno a incontrarsi in un maestoso affresco di incontenibili urgenze creative, capaci di sublimarsi nelle forme musicali più ardite e stimolanti.

17 re è stato la massima espressione libera dei Litfiba, nel senso che tutti e cinque siamo riusciti a inserirci ciò che volevamo: per noi questa cosa, che non è mai successa né prima né dopo, era il vero punto di forza del disco. Mi sembra, invece, che  Pirelli avesse dei dubbi: riteneva che i pezzi fossero troppo cupi e pesanti, che fossero meno canzoni rispetto a Desaparecido”. (Gianni Maroccolo)
“Fu concepito durante il tour di Desaparecido, con uno sforzo immane da parte mia per scrivere tutti i testi: il tempo era limitato. È il disco che è rimasto nel cuore della gente e che ha spinto a nascere tante band: Max Casacci dei Subsonica mi ha detto che gli ha segnato la vita, e sono soddisfazioni. Composizione e arrangiamenti risalgono a un’epoca compresa tra l’ultimo scorcio di 1985 – scrissi Re del silenzio, a proposito dell’epilogo della mia tormentatissima storia d’amore, quando andammo a esibirci a Barcellona – e il giugno 1986, quando entrammo in studio. La lavorazione fu un po’ spezzettata: io ero indietro con i testi, Gianni e Pirelli scazzavano ogni giorno… per fortuna, per una volta, Alberto ebbe il buon senso di togliersi dai piedi, e l’album fu in pratica terminato da noi, senza altre tensioni, con il prezioso Daniele Trambusti al mixer“. (Piero Pelù, maggio 2008)

In origine, nessuno pensa a un LP doppio. L’ipotesi emerge in un secondo momento dall’incontro di due fattori: il pieno accordo dei Litfiba sul valore degli episodi, che avrebbe reso delittuosa ogni forzata esclusione, e l’acquisita convinzione di Pirelli che un’opera di tale grandiosità sarebbe potuta essere utile alla causa tanto quanto un normale album di brani forti (quelli che oggi si definirebbero “singoli”). Piero e Gianni, con la complicità del produttore, concepiscono così una complessa griglia in cui i primi due lati sono caratterizzati da atmosfere musicali policrome, il terzo è dedicato alle ballate e il quarto alle “sperimentazioni”. Dalla scaletta definitiva rimane fuori proprio quella che avrebbe essere la title track, della quale esistevano solo uno spunto musicale e un testo non completo: 17 re resta così incompiuta, ma le parole vengono stampate all’interno della copertina apribile, tra le bellissime foto di Cesare Dagliana “liberamente tratte” dal dipinto Mentre il mondo brucia di Richard Hambleton.

Diciassette re chiusi in un quadro / dove la luce genera i mostri
Lo scettro una spada che vuole sangue per conquistare
la corona un imbuto / di colore un solo colore
Diciassette re chiusi in un quadro
fanno la guardia al sacro sepolcro / ed a un mito di cenere
Diciassette re vogliono sangue per conquistare
un potere / un denaro / un tutto
E potere sarà / il denaro sarà per tutti
chi non avrà / chi ha già avrà di più sempre di più
Diciassette re Dio salvali
Diciassette re Dio salvami
O ci uccideremo anche per l’ultima pietra

Terminate le incisioni, i Litfiba non si concedono il meritato riposo. In settembre, a Palermo, sono attrazione principale di un maxi-concerto anti-Mafia “La musica contro il silenzio” – voluto e coordinato da Piero – al quale partecipano tra gli altri Diaframma e Neon; l’iniziativa, concepita come sorta di festival itinerante, non fa però troppo scalpore, e le ulteriori tappe preventivate non hanno quindi luogo. Sempre in settembre si esibiscono alla rassegna belga “Eurorock 86”, dividendo il palco con Stranglers e X-Mal Deutschland, e in novembre festeggiano la conclusione dei mixaggi volando fino in Australia per sei date (una delle quali davanti a un’immensa folla nell’ambito dell’”Italian Art Festival” di Melbourne). Nei primi giorni di dicembre, raccolgono infine la consueta quantità di applausi nel corso delle ennesime serate in terra francese – due sold out in quel di Marsiglia – dove 17 re esce in versione singolo LP (nove tracce) e copertina differente.
Pubblicato in dicembre, 17 re è il primo disco dei Litfiba e dell’IRA ad essere distribuito da una multinazionale, la PolyGram: Pirelli ha infatti maturato la certezza che proseguire la sua pur proficua guerra per l’indipendenza avrebbe solo bloccato il naturale processo di crescita commerciale di artisti ormai bisognosi di strutture ben più efficienti di quelle da lui garantite. L’imposizione di un prezzo di vendita di 18.000 lire, peraltro non applicato dalla quasi totalità dei negozi, attesta comunque di una rinnovata fedeltà all’alternativa e nello stesso tempo punta a limitare il rischio che l’album sia penalizzato da un costo proibitivo.

“Sul piano “politico”, la faccenda della distribuzione major non ci importava: la vedevamo come un’opportunità che si veniva a creare, visto che almeno all’epoca il fatto che l’IRA fungesse da filtro tra noi e il mercato ci dava tranquillità. Anche se eravamo molto attenti sulla decisioni promozionali da prendere, su quell’argomento non c’è mai stata alcuna discussione”. (Gianni Maroccolo)

Implicazioni di mercato a parte, 17 re lascia un segno profondo sulla scena: per la sua monumentale imponenza di stampo concept, per il coraggio delle scelte e per la bellezza delle canzoni, esaltata dai toni ombrosi, dagli intrecci strumentali più che mai articolati e dalla tendenza al narcisismo che qua e là si fa strada. Non è certo un album immediato, 17 re, specie per quanto riguarda l’imprevedibile quarta facciata (quella aperta dal capolavoro filo-gotico Gira nel mio cerchio, un vero inno all’eclettismo più dissonante), ma a ben vedere non è neppure ostico come può apparire al primo ascolto. Pezzi come Apapaia, all’insegna di un rock robusto e trascinante pur se solenne, o come i più morbidi Re del silenzio, Univers, Ballata o Come un dio creano stimolanti scontri con il veemente assalto dell’iniziale Resta e lo stupendo delirio della conclusiva Ferito, mentre Tango, Pierrot e la luna, Vendette, Febbre, Café Mexcal & Rosita e Sulla terra affascinano con arzigogoli e barocchismi che, a tratti, svelano quanto sia grande l’ammirazione di Maroccolo e Aiazzi per la coppia Burnel/Greenfield degli Stranglers.
Senza nulla voler togliere agli altri, 17 re è soprattutto il disco di Gianni, cruciale in fase di arrangiamento (coadiuvato da Magnelli), e di Alberto Pirelli, che assieme a Daniele Trambusti è responsabile delle strategie di registrazione; a cominciare da quella già applicata in desaparecido, forse l’unica sulla quale i cinque non sono mai stati completamente d’accordo, di impiegare la batteria elettronica in tutti gli episodi (eccetto Ferito).

17 re è arrivato in un periodo in cui la cosiddetta new wave stava morendo, e rappresenta lo zenit di quella nostra fase creativa. È un disco particolare, che in alcuni punti mi piace anche parecchio e che in altri – vista con il senno di poi – avrei fatto in maniera molto diversa. È un grande album, almeno per l’epoca, ma io sentivo già il bisogno di spostarmi su altri lidi, ritornando verso il rock di impostazione classica con il quale ero partito nei ‘70 e dal quale ero passato prima al punk e poi alla new wave”. (Ghigo Renzulli)

Benché i Litfiba non lo abbiano ancora pienamente razionalizzato, 17 re costituisce la seconda parte della “Trilogia del potere”: come in Desaparecido, il tema di fondo è insomma quello delle ideologie e delle loro rappresentazioni, manifestazioni e aberrazioni. Piero, che da sempre ne subisce il fascino, lo tocca esplicitamente in Tango, Ferito e Sulla terra (focalizzate sulla guerra e sul militarismo), in Resta (ispirata dalla tragedia nucleare di Chernobyl) e in Oro nero (ricca di riferimenti al mondo arabo), mentre altrove si limita a sfiorarlo. C’è comunque spazio per esorcizzare delusioni d’amore (Re del silenzio, Apapaia, Febbre), così come per la visionarietà intimista di Pierrot e la luna o Ballata, per quella magniloquente di Come un dio o per quella più estroversa di Cane o Café Mexcal e Rosita. Come al solito, però, i pensieri sono interpretati e combinati assieme con la massima libertà, sulla base di una poetica “per immagini” ancora un po’ acerba ma ormai arrivata a eccellenti standard di efficacia.
Tratto dal libro “Fuori dal coro – La vera storia dei Litfiba” (Arcana, 2012)

Categorie: estratti da libri | Tag: | 40 commenti

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40 pensieri su “Litfiba (1986)

  1. Ciao Federico, chissà poi perché in questo periodo mi p venuto una gran voglia di riascoltare i primi Liftiba, mi innamorai di loro con 12 5 87, che regali in vinile a un amico poco dopo credo la sua uscita; me lo registrai prima in cassetta… DI fatto poi le delusioni degli anni ’90 mi allontanarono da loro.

    Quasi quasi mi compro il cd di quel live e un album in studio, pensavo a Desaparecido che contiene Eroi nel vento ed altri brani che mancano nel live, oppure… che palle dover scegliere tra cose belle…

  2. dievel

    A questo link http://we.tl/TKUkeXwRv9
    il concerto dei Litfiba all’Atlantico di Roma. Data del 20 Aprile.
    Ce stanno pure le copertine
    Se interessa ho anche la data milanese del 30 marzo all’Alcatraz.

    • vincenzo

      ciao federico non ti chiedo un commento sul nuovo singolo di piero da solista per non metterti in difficoltà ma volevo un informazione…una mia amica vorrebbe che le regalassi fuori dal coro per natale in versione e book però,perchè lei li legge solo cosi…ma non lo trovo da nessuna parte…puoi aiutarmi?

  3. vincenzo

    p s piero stratosferico…lo si può criticare per the voice,per la sua incoerenza e il suo ego ma come voce,carisma,presenza scenica e grinta è semplicemente unico…non c entra niente ma volevo postarti quest intervista di cabo molto interessante http://www.rockandmetalinmyblood.com/interviste/Gianluigi-Cavallo-%28Cabo%29/122/

  4. vincenzo

    federico aspetto un tuo commento al concerto di roma…io li ho visti il 21 e mi sono piaciuti un sacco…solo ghigo non mi ha convinto…troppo casino e troppi errori….aiazzi un po ingolfato…gianni e luca fantastici…è un tour che andava fatto e che spero continuerà in estate però sinceramente mi sono emozionato di piu il 1 giugno a firenze…lo so di andare controcorrente ma nel mio concerto ideale non possono mancare i pezzi anni 90 magari suonati con questa nuova formazione….però sempre con molte chicche anni 80…le canzoni che mi hanno emozionato di piu sono state versante est tziganata re del silenzio instambul come nel cd del resto…le canzoni che mi hanno emozionato molto di piu che nel disco sono state santiago,il vento amigo eroi nel vento,mentre le canzoni che mi hanno un po deluso sono state ballata e pierrot e la luna e louisiana forse anche per l acustica di merda…dico ma in italia faranno mai posti che suonano bene?e magari con un po d aria condizionata….c era un caldo tropicale…

    • dievel

      ciao Vincenzo. So che hai chiesto a Federico ma approfitto per dire anch’io le mie opinioni sui concerti della Trilogia del Potere.
      Io ho visto tutte e due le date milanesi, quelle di gennaio quindi veramente all’inizio del tour (avevano fatto solo la data zero a Mendrisio).
      Da non musicista ti posso dire che anche a me non è piaciuto Ghigo. L’ho osservato poco perchè in tutte e e due le serate mi sono messo sul “lato Marok”, ma devo dire che il suo suono non mi ha entusiasmato più di tanto. Parto però prevenuto, a me Ghigo non mi ha mai fatto impazzire.
      Gli altri invece sono stati davvero “magici”. Luca Martelli su tutti, per me una vera rivelazione.
      Alcune canzoni poi le stavo ascoltando per la prima volta dal vivo ed è stato davvero emozionante. Un po’ come quando hai la fortuna di ascoltare per la prima volta dal vivo “Drive all Night” di Springsteen. Hai consumato The River, hai consumato quei bootlegs, ma quando te la spiattella dal vivo, può anche essere il 2009 ma rimani imbambolato come un pirla. E vaffanculo a chi ti fa pesare che è stato a Zurigo ’81.
      Sto divagando….
      A me la scaletta è piaciuta tutta, “Ferito”, “Guerra”, “Versante Est”. Forse avrei aggiunto “Luna” ma è chiedere troppo.
      “Pierrot e la Luna” non ha fatto impazzire neanche me ma essendo stata suonata pochissime volte dal vivo, diventa automaticamente quella che viene comunemente chiamata “la chicca”.
      “Dio” perchè non c’è “Dio” ?
      Da mettere subito prima di “Cane” come nel tour di El Diablo.
      La seconda parte del concerto?
      “il Vento” mi emoziona come quando l’ascoltavo da ragazzino. “con il cuore in quella piazza, tieni a mente Tien ‘An ‘Men” è poesia pura. (in una vecchia cassettina del concerto di Milano diceva “tieni a mente piazza fontana”).
      “Louisiana” secondo me venuta bene e pure altre. Per esempio, ma non sono un musicista, a me è piaciuta anche “Paname” che non hanno inserito nel doppio live.
      Doppio live che tra le tante cose belle vede anche il mio bel faccione nella fotona contenuta nel booklet 🙂

  5. vincenzo

    federico sulla pagina facebook di ghigo c è stato un dibattito interessante sul futuro della band..la domanda era questa ghigo volevo chiederti una cosa..i litfiba sono uno dei pochi gruppi,tra quelli che conosco,che hanno una storia molto complessa…la fase new wave degli anni 80 con un certo tipo di pubblico che ora si è riavvicinato ma che negli anni 90 vi aveva abbandonato…il pubblico di massa degli anni 90 con 5 dischi molto diversi tra di loro ma di sicuro piu rock,piu diretti…poi lo zoccolo duro che ti ha seguito negli anni 2000 e che avrebbe preferito rimanesse cabo…tutto questo per dire che i litfiba non accontenteranno mai tutti i fans….tu questa cosa come la vivi?pensi che sia piu una risorsa o un limite?ne parli mai con piero?” la risposta di ghigo molto schietta è stata Ciao Marco, in realtà sono ben cosciente di tutti questi problemi, ma non ci posso fare niente….probabilmente la band migliore per non avere bacature di c***o e che metterebbe d’accordo quasi tutti sarebbe quella attuale , che però suona dal vivo anche tutti i brani degli anni novanta e duemila…ma non penso assolutamente che Piero voglia cantare i brani del 2000 e non so se Gianni sarebbe disposto a suonare anche i brani dopo gli anni ottanta. Antonio invece ha suonato con i Litfiba in tutti e due i periodi e penso che non abbia problemi. Questa situazione, al di la di tutti i commenti giusti o sbagliati che può fare la gente, prima o poi si presenterà e chiederà’ il conto….è le decisioni di ognuno condizioneranno il futuro e la prossima formazione dei Litfiba, perché su di un cosa sono sicuro .. Che, finita la trilogia, i Litfiba possono anche non fare i brani del 2000 (diciamo che come compromesso a me personalmente può star bene, ma mi riservo di fondare un altra band, che non si chiama Litfiba, persuonarli dal vivo) , ma quelli degli anni 90 vanno fatti sicuramente, perché non esistono fans di serie A. e serie B, e tutti hanno diritto a riascoltare il periodo che più gli aggrada… fede mi piacerebbe molto sapere la tua opinione visto che hai vissuto tutti i periodi della band…si toccano molti punti…ad es il fatto che ghigo voglia fondare una band parallela per suonare i pezzi anni 2000…

    • Per come la vedo io, questa formazione è quella giusta (e l’ultimo live, per la cronaca, mi è piaciuto parecchio), magari si mettesse a scrivere e registrare un nuovo album! Alla fine, non credo che Gianni si rifiuterebbe di eseguire un tot di pezzi degli anni ’90… ce ne sono di bellissimi, e alla fine credo si potrebbe trovare un punto di incontro. Sono molto più scettico, invece, sui brani del periodo successivo, perché Piero è il solito testone. 😀 Però non penso che una sorta di progetto parallelo di Ghigo, adesso, sarebbe opportuno, a meno che non fosse qualcosa di estremamente episodico.

      • vincenzo

        fede x la cronaca la risposta di gianni a tutto questo è stata molto interessante Quando e se mai se ne parlasse, ci penserò e deciderò ora a tutto penso tranne a ciò che potrebbe essere o non essere “domani” …. e sia chiaro, mi lusingano non poco le parole di Ghigo … ma preferisco io per primo stare coi piedi per terra e non dare adito a nessun tipo di aspettativa … ritrovarci e risuonare quanto creato insieme negli anni 80 è stato oltre meraviglioso, abbastanza facile … ma parlare di comporre un disco insieme beh, è affare assai più complesso … dal 1990 in poi é innegabile che artisticamente ci siamo “allontanati” … basta ascoltare i progetti realizzati da ognuno di noi per accorgersene. Ritrovare una vera ragion d’essere oggi, una condivisione artistica e creativa, una “nuova” vena compositiva che ci unisca e ci sorprenda non è certo impossibile ma nemmeno automatico. Sarebbe bello, se mai accadesse, avere il coraggio di rimetterci in discussione ripartendo quasi da zero e soprattutto con l’ intenzione sincera di sperimentare nuovi percorsi mettendo tutti da parte le nostre piccole certezze. Insomma, non si può parlare seriamente di una cosa così importante … xchè, perlomeno per me, la musica e i Litfiba sono aspetti assai importanti per la mia vita….sempre un signore gianni..cmq su una cosa federico non sono d accordo con te e cioè sul fatto che piero debba cantare i pezzi anni 2000…credo che non abbia senso perchè suonerebbe come una cosa falsa…lui alla fine non ha mai accettato che uscissero canzoni litfiba con un altra voce…invece credo che se ghigo li suonasse di tanto in tanto con altre persone sarebbe bello perchè ci sono molte cose interessanti di quel periodo..magari con cabo o margheri…cosi come piero potrebbe suonare le sue canzoni specie quelle da in faccia in poi…

      • A me l’idea di Piero e Ghigo che, occasionalmente, portano in giro le canzoni del loro periodo “da separati” mi sembra un po’ così. Che, poi, diciamolo, nell’arco di un concerto dei Litfiba attuali, quante mai potrebbero essere? Due e due? E andiamo, dai… Il problema maggiore sarebbe di Piero (visto che i testi delle eventuali due “di Ghigo” non sarebbero suoi, ma non credo che Ghigo non potrebbe suonare qualche pezzo bello del Piero solista. Insomma, armare tutto un casino di band parallele per portare in giro – a uso e consumo di un pubblico limitato, oltretutto – canzoni tutto sommato secondarie… avrebbe davvero senso?
        Staremo a vedere cosa succederà, ma lo scenario da te prospettato non mi sembra plausibile.

      • vincenzo

        probabilmente hai ragione…sarà che io amo le loro canzoni anni 2000…cmq ieri sono stati a padova e c è stato un entusiasmo allucinante…credo che per piero e ghigo sarà molto difficile cambiare nuovamente formazione…molti fans credo che li manderebbero a cagare…l ago della bilancia è gianni…speriamo riescano a convincerlo…la cosa bella che vedo nelle foto è la complicità e l armonia umana e musicale ritrovata…cmq federico spero di vederti a roma…in quale data vai?20 0 21?

      • A Roma sarà un bordello cosmico, non so se ci incontreremo. Suppongo di andare il 20.

  6. anch’io ho letto il libro con i denti di Ghigo in copertina e l’ho trovato illuminante, molto ricco di spunti interessanti, anche se – a mio avviso – la parte più bella si chiude con la dipartita di Gianni, Aiazzi e del povero Ringo. Ho continuato a seguirli per un po’ ma arrivati a Terremoto li ho mollati, ormai non mi dicevano più niente. Curiosamente li ho ritrovati nella versione Cabo, ero solidale col cantante che aveva una grossa eredità e l’ha affrontato a mio avviso con grande professionalità… è assurdo che siano stati rinnegati quegli album!

    • È assurdo sì!

      • vincenzo

        oltre che assurdo è infantile….la cosa piu triste è che ghigo ha dovuto accettare questa cosa….perchè piero è un tipo orgoglioso….non ha mai accettato che i litfiba andassero avanti senza di lui….il problema è che non l ha accettato manco il pubblico e la stampa tranne qualche caso tipo federico che non li ha mai abbandonati…tra l altro federico io e te abbiamo un gusto in comune credo…nel senso che a me è piaciuto molto il disco in faccia di piero,e anche il relativo tour….ti ho visto all in faccia tour all auditorium a roma….a me piaceva molto lanza…e dirò di piu e cioè che secondo me in faccia ha piu qualità di grande nazione perchè ci sono perle come fiorirà e g h l m…mentre fenomeni,l album dopo, è stato per me un passo indietro…

  7. Marlock

    anche io ho a denti stretti.di che editore è fuori dal coro?lo trovo da giunti?

  8. dievel

    Ma come???? Ma io “a denti stretti” già ce l’ho! :-/ Dannaz!

  9. Marlock

    ma sbaglio o questo articolo è presente anche su “a denti stretti”?

  10. dievel

    Ma perchè a me sto libro era sfuggito? 😀
    Trovato usato sul sito del Libraccio. Me lo catto subito!

  11. vincenzo

    infatti…perchè da quello che ho visto su youtube dal vivo tutti e 4 insieme sono una potenza….mi dispiace,lo dico da loro affezionato,che non ci siano giornalisti come te perchè le interviste che leggo a loro sono noiose e stereotipate…volevo dirti che per me l esempio di come dovrebbe essere un intervista è quella che hai fatto a piero nel 2008 0 2009 per il mucchio…sincera,cruda e nella quale piero era stato sincero come non mai anche sulla sua carriera solista..ha anche detto che una reunion con ghigo sarebbe stata impossibile perchè ci sarebbero voluti anni…ha detto non basta riattaccare il jack e suonare…dopo un anno reunion e interviste dove dicono torniamo per il piacere di suonare…ci siamo visti in studio e in 3 ore abbiamo fatto sole nero…di sicuro non brillano per coerenza…spero che i rapporti tra di voi cmq non siano compromessi e sarebbe bello leggere una tua intervista a tutti e 4..

    • Non sono compromessi, ma diciamo che in questo periodo Piero non mi adora, ecco. Con gli altri tre nessunissimo problema… soprattutto con Gianni, che è quello con cui mi sento di più.

      • vincenzo

        diciamo che da quello che ho capito con piero non è facile andare d accordo….ha una personalità forte ma è la sua forza come dici tu..oggi ho ascoltato il disco live e mi è piaciuto molto…federico la farai una recensione sul disco?dove potrò leggerla?cmq questo disco dimostra che artisticamente loro 4 insieme potrebbero dare ancora molto…

      • La mia recensione sarà su AudioReview. Anche a me il disco è piaciuto, comunque.

  12. vincenzo

    io il libro fuori dal coro l ho letto e l ho trovato parecchio interessante…l unica cosa che mi è dispiaciuta è che dopo quel libro federico,che io apprezzo molto,ha smesso di seguirli…aveva parlato bene del loro ritorno e aveva presenziato anche alla prima di cervelli in fuga a firenze…mi sembra strano che ora scriva in questo blog che è scettico sui ritorni visto che è da anni che lui auspicava questo tour della trilogia…poi ho chiesto a ghigo sulla sua pagina facebook e ha detto che ci sono state tensioni perchè loro non volevano che fuori dal coro uscisse in quel periodo e a piero non piaceva il titolo…o forse penso io fossero preoccupati perchè era troppo onesto…devo dire che a me sta reunion mi ha soddisfatto parzialmente musicalmente ma mi ha lasciato molto perplesso dal punto di vista umano…non credo proprio che sarebbero tornati insieme se le loro carriere soliste fossero andate meglio…poi sta storia del doppio manager e del ritorno di pirelli,odiato da piero,fa troppo ridere…

    • La verità nuda e cruda è che una metà dei Litfiba non voleva che uscisse il libro, in assoluto, tempi e titolo non c’entrano nulla. Perché nel libro si dice la verità: senza sparare addosso a nessuno e con molta delicatezza, ma la si dice.
      Su tutto il resto, capisco perfettamente il tuo punto di vista.

      • vincenzo

        purtroppo i compromessi sono inevitabili in queste cose…però nel tuo libro non ci sono verità scandalose ma solo interviste sincere e obiettive….a me dispiace di come hanno gestito certe cose…anche a ghigo ho detto che chiamare il sito litfiba piero e ghigo e cancellare dalla discografia i dischi con cabo è stata una cosa infantile e una mancanza di rispetto per chi ha lavorato nel progetto litfiba…e dalla sua risposta è evidente che è un compromesso…ha detto non pubblico video degli anni 2000 sulla mia bacheca per non creare dissapori con piero…ma dico non avevano chiarito?poi sul futuro ora dicono tutto e il contrario di tutto…ma è evidente che il ritorno di gianni e antonio in pianta stabile e a livello burocratico nei litfiba non è possibile perchè significherebbe spartire la torta in 4….cmq li vedrò a roma…meglio pensare alla musica…

      • Giusto, meglio limitarsi alla musica…

      • vincenzo

        speriamo che la partecipazione di piero a the voice non crei troppi dissapori…a me risulta che sia cosi…risulta che ghigo abbia paura di perdere credibilità…un altra scelta di piero alquanto discutibile visto quello che diceva sui talent..

      • Diciamo “con quello che ha sempre detto della TV in genere”.

  13. Che schifo la carriera solista di Pelù e la carriera solista di Renzulli. I Litfiba non posso esistere senza l’alchimia di Piero&Ghigo.

    • Io però ci metterei pure Gianni e Antonio. 🙂

    • vincenzo

      la carriera di ghigo non è stata uno schifo…non artisticamente…insidia è un grande disco e i litfiba anni 2000 hanno avuto grandi musicisti e c era un grande concetto di band…mentre dopo la reunion ci sono 2 solisti che lavorano insieme…

  14. Il libro a me è piaciuto molto.
    La 1-a parte, in cui il racconto è alternato alle dichiarazioni dei vari protagonisti, scorre via che è una bellezza.
    La 2-a parte dedicata al materiale d’archivio, ha il punto più alto nella riproposizione della stroncatura di “Ne’ buoni né cattivi”.
    “Caro Piero, credo che dopo aver letto questa recensione mi negherai saluto e interviste. Però, te lo giuro, mi sono accostato al tuo esordio da solista con la mente libera….
    …del resto, se la mia attività professionale dipendesse in qualche modo dalle questioni private non avrei per esempio strapazzato quella ciofeca di INFINITO.
    Una cosa, comunque, la ammetto senza problemi: hai fegato.
    ….ti sei assunto le tue responsabilità firmando testi, musiche (musiche? e da quando sei diventato musicista?) e produzione…e hai rinnegato la raggiunta sobrietà a favore di un’immagine pettovilloso e abiti kitsch assai più imbarazzante di quella già tamarra sfoggiata all’epoca di PIRATA….”

    • vincenzo

      in effetti una recensione dura ma onesta….ho sempre voluto bene a piero ma alcune cose che ha scritto sono indifendibili…

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