Piero Scaruffi

Pensando a cosa pubblicare domani, capito sul blog di Eddy Cilìa e cosa trovo? Una sua mitica recensione uscita su Velvet, mi pare nel 1990, nella quale prendeva in esame i primi volumi della famigerata Storia del rock di Scaruffi, la pubblicazione (per la Arcana) della quale è stata, a mio modesto parere, una delle poche, pochissime macchie nella carriera di responsabile editoriale di Riccardo Bertoncelli. Non ho quindi resistito alla tentazione del “crossblog” e ho recuperato questo mio commento – di alcuni anni dopo, ovviamente – sull’ultimo tomo della stessa opera, dalla quale è poi nato il famoso sito. Lo so, lo so che su certe cose sarebbe meglio tacere, ma a volte proprio non ce la si fa.

Il pezzo di Eddy che mi ha ispirato si può leggere qui:

Velvet Gallery (16)

Scaruffi copStoria del Rock Vol.6 (Arcana)
Tutto arriva per chi sa attendere. Anche la fine, con questo volume dedicato alle scene degli anni ‘90 in Canada, Oceania, Giappone ed Europa (Gran Bretagna compresa!) dell’opera di argomento musicale più controversa e discussa mai pubblicata in Italia. Già, proprio la famigerata Storia del rock di Piero Scaruffi, progetto monumentale in cui nessun individuo al mondo aveva mai avuto il coraggio o l’incoscienza di cimentarsi. E sì che Scaruffi sprovveduto non è, almeno a giudicare dal suo impressionante curriculum: nato nel 1955, laureato in Matematica nel 1980, emigrato negli Stati Uniti nel 1983, ricercatore e insegnante universitario, esperto di informatica, collaboratore di riviste italiane e americane, autore di tre testi di divulgazione scientifica e di uno di poesie nonché di due libri dedicati ad Avanguardia e New Age. Insomma, una specie di genio, per il quale l’idea di approntare una Storia del Rock articolata in 2.400 pagine deve essere sembrata più o meno un gioco da ragazzi.
E di gioco, non c’è dubbio, si è trattato. Perchè? Vediamolo con i calcoli, partendo dai 5.268 musicisti e gruppi che l’autore ha trattato, per sua stessa ammissione, nei sei tomi del progetto. Allora, attribuendo ai suddetti 5.268 un carnet di sei album (da quaranta minuti ciascuno) a testa, ne deriva una durata complessiva di 1.264.320 minuti, pari a 21.072 ore o, se preferite, 878 giorni; se si considera che Scaruffi dichiara di avere operato una selezione degli artisti di cui occuparsi e si valuta l’ampiezza del parco-produzioni dagli anni ‘50 ad oggi, è lecito ipotizzare che la cernita sia stata effettuata in un ambito almeno quadruplo, per (circa) altri 2.634 giorni di maratona sonora. Decidendo di “limitare” l’impegno ad appena 12 ore ogni 24, ne consegue che per centrare l’obiettivo di una conoscenza comunque parziale e superficialissima dello scibile rock occorrono quasi vent’anni: sarebbe interessante, pertanto, sapere dove Piero Scaruffi avrebbe trovato il tempo per laurearsi, gettare le basi della sua brillante carriera, cercare gli album in questione e documentarsi su di essi, scrivere articoli e magari svagarsi anche un po’ (senza contare che ascoltando dischi su dischi una sola volta è abbastanza improbabile capirci qualcosa).
In parole povere, Scaruffi non ha sentito tutto ciò che avrebbe dovuto sentire, né avrebbe mai potuto farlo: e l’irrealizzabilità dell’impresa chiarisce anche perché nessun singolo individuo al mondo abbia mai provato ad approntare una storia del rock di tale estensione. Viene dunque da sorridere imbattendosi in certi giudizi tagliati con l’accetta, in certe prese di posizione e in certe (assurde) categorie ideate solo allo scopo di schematizzare realtà che meriterebbero analisi ben più articolate, così come viene da piangere nello scorrere le righe di introduzione a questo sesto volume (in particolare il capitolo “Consuntivo”), in cui Scaruffi giustifica il suo operato autocelebrandosi con un’arroganza da brividi. Certo, più di una critica è pertinente, ma l’impressione generale è quella di un allucinato e delirante lavoro di “taglia e cuci” su materiale della più diversa provenienza, il cui assemblaggio – peraltro confuso: immaginate un’enciclopedia in “ordine” non alfabetico né cronologico, nonché priva di rigore informativo – sembra avere il solo scopo di appagare un ego smisurato e assecondare deliri di onnipotenza. Increduli? Sfogliate pure la Storia del rock, non importa quale sezione. Soffermatevi su una qualsiasi delle sue voci, vagliandone forma e sostanza, e formulate una serena opinione in merito. Se vi viene da pensare a Fahrenheit 451 significa che siete sulla nostra stessa lunghezza d’onda.
Tratto da Il Mucchio Selvaggio n.258 del 20 maggio 1997

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91 pensieri su “Piero Scaruffi

  1. Vittorio

    Sarò scemo io ma non riesco a capacitarmi della presenza di critiche così livorose e appassionate a una persona che senza secondi fini, senza rompere le scatole a nessuno, mette a disposizione di tutti, gratuitamente, un’enciclopedia artistica, basata grazie al cazzo su sue legittime opinioni, criteri e interpretazioni (tra l’altro sovente universalmente accettati e anzi, sospetto ricalcati da non poche altre testate), ma che permette di scoprire lavori di nicchia a dire poco interessanti e di ampliare sicuramente il proprio orizzonte culturale e di vedute, come ho visto fare a pochi. Non dovreste criticare Scaruffi che, di regola sarebbe da ammirare per quello che fa, ma, come in ogni cosa, i suoi fanatici che usano il suo sito come verità e non come semplice database di persona colta con sue opinioni, criteri e, inevitabilmente, errori. Ancor meno poi capisco chi sventola fieramente la critica addirittura ai suoi modi e al suo stile tronfio (io lo trovo azzeccato invece), come fosse una cosa di primaria e oggettiva rilevanza (l’eventuale sicumera potrebbe avere sì un effetto fastidioso, ma sui più dogmatici quindi con idee più vacillanti prive di fondamenta solide).

    • Scusami, mi era sfuggito il commento. Allora… l’articolo che ho recuperato è del 1997, quindi scritto prima che esistesse il sito (o comunque, se esisteva, era allo stadio embrionale). Al di là di questa doverosa premessa, penso di avere ogni diritto – da appassionato e da addetto ai lavori – di esprimere le mie credo legittime opinioni sull’operato di colleghi o pseudo tali, specie se sparano vaccate tipo quella che per “capire un disco” (qualsiasi cosa significhi) basta un unico ascolto. Secondo me Scaruffi , al di là delle conoscenze che può avere, rimane uno scherzo, come provato dal fatto che su quel sito si esprime e fa classifiche su quasi ogni campo dello scibile umano… cosa che me lo rende, come dire?, “poco credibile”, altro che ammirevole. In ogni caso, quella che reputo la sua principale colpa è l’aver generato parecchi mostri che infestano la Rete. Il famoso sito fornisce informazioni utili? Vero. Però, ecco, non è che il fatto che amasse i cani faccia diventare Hitler una brava persona.

  2. Luca83

    La critica scaruffiana è l’equivalnte di un fiume di scorie nel quale occasionalmente galleggia qualche piccola pepita e il suo appeal si esercita, nella quasi totalità dei casi, su soggetti-ascoltatori immaturi, attratti più dal sensazionalismo pseudo-revisionistico e dal frastuono verbale con cui è confezionata che da un coerente sviluppo di criteri di giudizio analitico fondati su giuste premesse.

    Fin dalle prime battute della sua storia ( o meglio delle sue storie: ne ha scritte diverse), ci si avvede immediatamente delle numerose tare che informano il tutto (Tutto): l’egomania patologica, il narcisismo livoroso e contundente, il massimalismo tranchant grossolano, l’ uso demenziale di tutto un apparato classificatorio autocaricaturale da Diego Fusaro della critica rock-freak, l’ utilizzo ottuso della cronologia in chiave valutativa, come prova definitiva di assoluzione o condanna in sede artistica ( sono sufficienti alcune settimane di distanza di uscita di un disco tra un gruppo di opere per giustificare deliranti esaltazioni o inappellabili stroncature), le strampalate analogie di contesto tra musica rock e tradizione classica e chi più ne ha più ne metta .

    Anche più comica ( uno dei tratti più caratterizzanti di Scaruffi è l’involontaria comicità) è la sua pretesa di essere titolare indiscusso dell’ equilibrio, dell’ imparzialita e dell’ equidistanza, se non addirittura quella di ostentare una forma di olimpico disinteresse agnostico nei confronti del fenomeno rock, quando si è poi protagonisti di certe prese di posizione e di roboanti proclami polemici.
    Tutte pose menzognere.

    Il valoroso Piero nelle premesse si atteggia infatti a disinteressato analista e storico super partes ma ad ogni piè sospinto si smentisce puntualmente mostrando paurosi sbandamenti psicologici ( sia a favore che contro) riguardo a determinati artisti o gruppi di artisti. Nei confronti dei fenomeni che inficiano i suoi sacri criteri estetici alternative è ipercritico ai limiti della pedanteria, fazioso quasi borderline, intellettualmente disonesto, polemicamente incontrollato e insultante ; per contro chi asseconda i suoi gusti o più spesso pregiudizi, riceve un trattamento di giubilo espresso in un linguaggio comicamente enfatico, incensatorio ,apocalittico, teso alla glorificazione del proprio beniamino, con la sospensione totale di qualsiasi minima distanza critica.

    E qui si arriva ad un altro tratto caratterizzante della figura psicologica di Scaruffi: l’ immaturità,l’ infantilismo.

    Molte sue prese di posizione, espresse in innumerevoli voci del suo sterminato sito sembrano, più che disamine accorte, degli pseudo pamphlet volti a scaricare la tensione psicologica in modo violento, nei confronti di un fenomeno verso cui cova un avversione incontrollata, quasi adolescenziale. Una prova ulteriore è l’ inclinazione insopprimibile a polemizzare in maniera pretestuosa nei confronti del proprio oggetto di disprezzo, in contesti che nulla hanno a che vedere col bersaglio della polemica.
    Gli esempi sono innumerevoli…

    Un velo pietoso andrebbe steso poi sulla paccottiglia classificatoria rappresentata dalle mille e più pagelline e graduatorie e classifichine scansionate per anni, generi, strumenti e altre balordaggini simili: chiunque prenda sul serio questo materiale è già quasi nel patologico, chi lo appronta ha già varcato la linea d’ ombra.

    E’ un tratto caratteristico tipicamente infantile anche; era il riflesso che avevo io da bambino ai tempi delle elementari, quella di inventare giochini di fantasia dove tutto veniva messo in una classifica stile giudizio universale, nei vari ambiti in cui si esercitava l’ immaginazione (calcio, tennis, musica,eroi dei cartoni animati o dei fumetti, ecc.)

    Devo proprio aver avuto un infanzia disastrosa quindi se in terza elementare sono stato uno Scaruffiano ante litteram anche io.

    Non sorprende una cosa quindi: molti degli adepti scaruffiani sono soggetti che nella vulnerabile fase di costruzione e formazione dell’ adolescenza o post adolescenza, si sono imbattuti nel sacro verbo del maestro e hanno istintivamente sentito una forma di affinità psicologica con lo stato emotivo di cui erano portatori e dal quale non si sono più liberati.

    Anche il fatto che una delle chiavi di valutazione estetica prettamente ideologica (oltre a quella stupidissima” l’ alternative batte il mainstream…”) è il privilegiare quei fenomeni musicali dove in gioco ci sono stati emotivi estremi ( “il perverso”, “il malvagio”, “il ripugnante”conditi da “i contrappunti repellenti”, “i blues degli zombie”, “i vampiri votati al sacrificio collettivo”, “la rissa convulsa fra cani rabbiosi”, “i livelli sonori e intensita` emotive mai lambite dalla musica”) è un qualcosa che rimanda i turbamenti del teen ager alle prese con le proprie mutazioni interiori vere o presunte.

    Un altro tratto veramente acerbo e macchiettistico è l’accordo preferenziale tributato aprioristicamente e astrattamente nei confronti di quella musica che è portatrice di fantomatici valori ribellistici, antiborghesi, anti establishment, anti-sistema e il dileggio e lo scherno per quella che rappresenta la “REAZIONE” ecc.; tutta una farragine ideologico-valutativa da fricchettone, caricaturale e fumettistica, che nulla a che vedere con una critica musicale di una qualche pretesa di sensatezza.

    Che poi parli male dei Beatles o dei Nirvana e bene del Capitano o degli Husker Du a me sinceramente importa poco e non cambia in nulla i termini di ricezione di quello che può essere l’ immagine complessiva della storia del rock .
    Però negare che l’ impatto del suo operato, abbia creato molti guasti, in molte teste semplici (già magari inconsciamente settate verso questo tipo di atteggiamenti intellettuali), trasformandole in faziosi e molesti polemisti da tastiera, ignoranti ed intolleranti, mi pare difficilmente dimostrabile.

    Che poi chi fa critica professionale lo consideri un paria, quello rientra nell’ ordine naturale delle cose. E non certo per motivi di invidia.
    Chi può provare invidia nei confronti di chi si è macchiato di certe idiozie?

  3. francesco

    Carlo Fais il suo commento è irritante

  4. Pingback: La questione Scaruffi (revisited) | Una volta ho suonato il sassofono

  5. Carlo Fais

    Seguo Scaruffi almeno dal 2004. Moltissimi grandi dischi li ho scoperti grazie a lui. Controllo tutt’ora il suo sito per le novità che più mi interessano, ossia musica sperimentale, noise, atonale ecc ecc. Sono cresciuto con pane e Sonic Youth e detesto buona parte dei cosiddetti “grandi del rock”. Condivido in pieno il suo ridimensionare patetici gruppi come Queen e U2. Non butto alle ortiche i Beatles (ma secondo voi il miglior disco di tutti i tempi, fobte Rolling Stone, può contenere brani imbarazzanti come Lovely Rita o Good Morning?), Radiohead e ancor di più Bowie, ma c’è sempre bisogno di qualche critico che metta in riga i fenomeni più commerciali della musica rock. E Piero in questo è e resterà un grande. Certo che voi ne sembrate proprio ossessionati. In particolare Federico Guglielmi che su una montagna di siti le spara contro lo scaruffo. Come mai questo astio? Per caso invidia?
    PS: il mio critico musicale preferito rimane Red Vinile. Magari, invece di fare marchette con le vostre recensioni, prendete esempio da lui. Ciao!

    • Premesso che l’invidia è un sentimento che mai mi è appartenuto (puoi credermi o meno, ma è così), rimango sempre stupito di come, quando si rivolgono critiche motivate e circostanziate a qualcuno, debba entrarci di mezzo l’invidia. Comunque, quello che penso di lui l’ho scritto con la massima chiarezza in questo vecchissimo articolo: senza astio, ma con l’unico intento di “denunciare” uno sfacciato millantatore.
      Rispetto comunque la tua opinione, ognuno può vedere la grandezza dove vuole e può avere le icone chi vuole. Red Vinile? Massimo rispetto per Tamburini, ma quella era un’operazione di dissacrazione fine a se stessa e nulla aveva a che vedere con il giornalismo.
      Però, ecco, occhio a parlare di “marchette”: oltre che un ridicolo luogo comune, è un’offesa parecchio grave che proprio non mi merito.

      • Carlo Fais

        La parola “marchette” non era indirizzata a te, di cui non conosco il lavoro, ma a recensori troppo di manica larga che elogiano dischi pessimi che poi magari hai la sventura di acquistare. Come critici rock mi limito a conoscere (e ad apprezzare) chi scriveva per il Blow Up degli anni ‘2000, di cui mi fidavo ciecamente di Daniela Cascella, autrice tra l altro dell’ottimo libro Scultori di suono, e di cui ho perso le tracce.

      • Non per polemizzare, ma solo per puntualizzare.
        Questo il significato del termine “marchetta”: “Il gettone che le prostitute di una casa di tolleranza ricevevano dalla tenutaria ad ogni prestazione, come riscontro ai fini del compenso cui avevano diritto. Per estens., in frasi gergali, la prestazione stessa: fare marchette, fornire prestazioni sessuali dietro pagamento; per metonimia, prostituta, o anche omosessuale maschio che si prostituisce.” Quindi, nel contesto di cui si parla, “essere pagati per scrivere bene di qualcosa”. A me sembra un po’ diverso dall’essere “di manica larga” (magari per parametri sballati o buona predisposizione di animo).
        Quello delle “marchette” è un altro dei classici luoghi comuni: faccio questo lavoro da abbondanti quarant’anni, non solo come giornalista ma anche come responsabile di riviste o parti di riviste, e non funziona così. Almeno con le testate specializzate (compreso “Blow Up”, con il quale collaboro regolarmente da ormai sei anni). Aggiungerei anche, sommessamente, che già da parecchi anni è parecchio raro che qualcuno acquisti dischi a scatola chiusa: al massimo perderà qualche minuti di tempo per andare ad “assaggiare” ciò di cui ha letto.
        Ti sarei grato se mi togliessi una curiosità: visto che non sai chi sono, come sei capitato qui sul blog, e su una recensione risalente al 1997 postato nel 2013? In ogni caso, non mi pare di avere scritto altri pezzi sull’Illuminato Conoscitore dell’Intero Scibile Umano. Mi è capitato a volte di essere coinvolto in qualche discussione sull’argomento e allora sono stato “costretto” a dire la mia, ma… ecco, non trovo il tema granché interessante, e quindi mi pare bizzarro che tu abbia trovato “montagne di siti” dove lo affronto. Al massimo in qualche forum e/o pagine FB, ma non ricordo nulla di recente.

      • Carlo Fais

        Mea culpa per quella parola usata ad cazzum. Sono capitato qui mentre cercavo informazioni su Ys dei Balletto di Bronzo. Trovo poi il blog ondarock su Ys della Newsom e per strane vie becco dopo il blog su ondarock sull’argomento Scaruffi (una fonte per crescere). Da lì ho poi associato Scaruffi e Guglielmi e il passo è breve fino a questo blog. Mi sono infatti ricordato di te e di come appunto ti ricordavo come quel critico perennemente incazzato con Piero. Ora, magari sei davvero un grande critico (non so se tratti certo rock. Dipende da come consideri ad esempio Metal Machine Music o Soul Dischage dei Boredoms) e semplicemente non ti ho mai letto (ho il Mucchio con Dylan Dog in copertina, magari ti trovo lì), però il ricordo che associo al tuo nome è questo: perennemente incazzato con Piero. Scrivi da decenni di musica e quindi mi chiedo: ma chi te lo fa fare a tornare spesso sull’argomento Scaruffi?

      • Ricapitoliamo.
        Adesso sto tornnando sull’argomento Scaruffi perché mi ci hai fatto tornare tu, allacciandoti a un articolo che avevo scritto nel 1997 (oltretutto per recensire un suo libro, cosa che rientra al 100% nel mio lavoro) e che avevo recuperato qui sul blog – come ho fatto con centinaia di altri – nel 2013. Se tu non mi avessi reso partecipe del tuo sdegno per la mia iconoclastia, adesso non starei parlando di Scaruffi.
        È poi capitato, in qualche intervista che mi è stata fatta in Rete, che mi domandassero di Scaruffi, e ovviamente ho dovuto rispondere. Avrei preferito di gran lunga che lo avessero evitato, ma se l’hanno fatto certo non potevo rispondergli “no comment” o dire cose diverse da quello che penso.
        Per il resto, ripeto, non mi pare proprio di aver scritto null’altro, sullo spinoso argomento. Ho cercato nel mio archivio e pure in Rete e, boh, niente. E sono pure uno di quelli che intervengono pochissimo sulle pagine FB altrui e da anni non frequento forum. Quindi, direi che il tuo “spesso” non abbia grande senso e che anche rispetto alla mia presunta incazzatura ricordi male.
        Infine: non amo la definizione di “critico” – preferisco “giornalista”, con inclinazioni storiche – e non sta a me giudicare la mia molto presunta “grandezza”. Penso solo di avere una discreta conoscenza musicale a 360° nell’ambito del rock e dintorni (meno in quello delle avanguardie, delle quali non sono comunque ignaro; sulla classica e sul jazz ho invece enormi limiti, ma a differenza di altri non ho mai voluto essere un tuttologo, dio o chi per lui me ne scampi), di scrivere benino, di cavarmela abbastanza come conduttore radiofonico e di essere riflessivo, posato e soprattutto intellettualmente onesto, cosa che non posso dire di qualcuno che ha la pretesa di stilare classifiche di merito su qualunque tipo di musica, di letteratura, di cinema e di arte, fino alle città più belle. Le giornate hanno ventiquattr’ore, eh.

    • Domenico Lazzaro

      I Qeen e gli U2 sarebbero patetici gruppi? lei di musica non capisce nulla

  6. Cosimo

    Rispondo dopo tempo immemore, ma proprio oggi m’era ricapitato sott’occhio questo articolo e relativi spassosi commenti.
    C’è davvero qualcuno, sano di mente, che davvero crede che un essere umano possa recensire e votare 30 mila dischi, 5000 libri, scrivere nel contempo di storia, religione, flisofia, matematica, scienze, tecnologia, letteratura, poesia, politica, scrivere decine di libri, laurearsi, fare conferenze e lezioni, viaggiare in 150 paesi al mondo e in questi paesi visitare centinaia di luoghi ( e recensire pure quelli)?
    Scaruffi forse, forse, è competente nel campo della tecnologia.
    E forse ha ascoltato un po’ di musica. Forse.
    Ma ha valore pressoché nullo in ambito letterario, storico, filosofico, religioso, politico. Non c’è uno straccio di articolo, menzione, intervista, in questi campi, che lo riguardi. Nessuno, in italia e nel mondo, quando si discute delle materie di cui sopra ha idea di chi cazzo sia Scaruffi. E’ sic et simpliciter un personaggio costruitosi ad arte, con decine e decine di persone dietro di lui a stilar lo scibile umano. Guardate ora il suo sito, spazia dalla storia di Gesù alla letteratura turca, albanese e la fisiognomica. Ma davvero vi fate prendere per il culo? ( chi lo difende).

    • Cosimo

      Ah, dimenticavo. Ha trovato pure il tempo di scrivere poesie e di classificare e giudicare financo i fumetti. Dal primo mai uscito, fino all’ultimo manga uscito in edicola. Ma continuate, a farvi prendere per il culo. ( perdonate il francesismo, ma non me ne viene uno migliore).

  7. Gabriele

    Io ho imparato a tralasciare completamente l’influenza di un artista dal “giudizio” che do’ all’album, perché a parte che è molto probabile che un artista che faccia musica banale o comunque di basso valore artistico, possa comunque influenzare uno che poi farà dei capolavori, ispirato proprio da quella musica lì, sarà per me ma è comunque difficile se non impossibile stare a ricostruire chi ha influenzato chi, c’è chi è più bravo a leggere le influenze ma rimangono sempre supposizioni relativamente soggettive che personalmente trovo superflue per il mio intento e in fondo per quello di tutti quelli che non vogliono scrivere una storia, che è quello di ascoltare musica perché di alta qualità artistica, non perché ha ispirato qualcuno… quindi le influenze, per quanto importanti, mi sembrano un discorso abbastanza staccato dalle valutazioni fatte sulla singola opera, che trovo molto più interessanti e degne di discussione. Io utilizzo spesso il sito di Scaruffi ma non per vedere chi sia meglio o peggio (quello sta magari poi a ognuno di noi deciderlo), bensì perché ha una visione alternativa che mi ha fatto conoscere della musica interessante e mi ha fatto espandere gli orizzonti sul concetto stesso di musica. E, riguardo alle classifiche, queste vanno usate esclusivamente come un riferimento di massima di quello che lui consiglia (decidendo cosa a te va più a genio), non certo stando a “polemicare” e a fare pulci sulle posizioni. Per quanto riguarda la credibilità si può discutere da un lato (tipo artisti famosi stroncati, o palese inabilità nel leggere sul piano tecnico-armonico i brani), ma non da un altro perché, come ho anche letto qui, per quanto mi riguarda (e non solo) la grandissima parte dei dischi che elogia sono effettivamente capolavori, se non delle opere d’arte clamorose. Sul discorso invece della sua presunta arroganza, posto che per me non è minimamente con intenti insultanti, non mi frega banalmente nulla. Bowie mi piace e se lo devo leggere criticamente dico che ha fatto anche ottimi album e Scaruffi non mi smuove, mi potrebbe smuovere o indignare solo se io stesso avessi dei dubbi in merito, cosa che mi sembra insita nell’atteggiamento di molti “anti-scaruffiani”, cioè che se la prendono, evidentemente perché loro stessi hanno dei dubbi sul valore di quello che ascoltano.

  8. Roberto

    Da appassionato di lunga data di rock classico e soprattutto di jazz, mi sono divertito a leggere la sua “storia del jazz”, almeno per ciò che si trova in rete dal momento che mi astengo dal comprare il suo libro del 2007, tradotto in italiano al cui confronto qualunque libro scritto da uno a scelta tra la buonanima di Polillo, Fayenz, Piras, Cerchiari, Sessa, Michelone ecc…meriterebbe il Nobel della saggistica musicale
    A me pare un obbrobrio pieno di luoghi comuni all’insegna della presunta alternatività californiana (imperdibile la classifica dei 100 greatest jazz album) che probabilmente permea la vita del personaggio e di chi lo aiuta in questa opera divulgativa di valore discutibile per usare un eufemismo anche solo rispetto a Wikipedia in lingua inglese o al sito All Music Guide.
    Complimenti per il tuo blog e lo dico da persona colpevolmente ignorante di rock contemporaneo.

    • Le mie scarse competenze in materia di jazz non mi consentono una valutazione, ma non ho alcuna difficoltà a credere che sia come dici tu. 😀
      Grazie.

  9. Anonimo

    Solo una curiosità , senza polemica: Scaruffi ha esplicitamente dichiarato di aver ascoltato il quadruplo dei dischi schedati, o ha detto solo di aver fatto una cernita, magari a tavolino, recensendo solo i dischi che dichiara di aver ascoltato? Ripeto è solo una curiosità non voglio sollevare polveroni

    • Anonimo

      Senza polemica, secondo me, ci sono due ipotesi:

      1)
      si collabora con persone diciamo “di fiducia” che ascoltano e riferiscono quanto ascoltato. Tra l’altro, prima di emettere un giudizio magari si ascolta anche due volte lo stesso pezzo… Pertanto il numero di ascolti per tale opera enciclopedica e’, a mio avviso, compatibile soltanto con qualcuno che ascolta musica praticamente a tempo pieno essendo circondato da collaboratori di fiducia. Ad esempio, quando ero adolescente, proponevo ai miei genitori dei libri che sceglievo in biblioteca e che non avevo tempo di leggere. Se li leggevano, mi facevo poi raccontare ed approfondivo se necessario.

      2)
      Si ascolta in fretta e furia una quantita’ enorme di dischi e ci si sofferma su quanto “attira l’attenzione” per ascoltarlo meglio. In questa maniera e’ possibile passare in rassegna decine di dischi al giorno. Il problema di questo approccio e’ che si rischia di approfondire soprattutto quanto corrisponde a dei preconcetti su cio’ che e’ meritevole o meno

      • Anonimo

        Ipotesi plausibili, come anche le considerazioni, ma il punto è un altro: se ha o no esplicitamente dichiarato di avere ascoltato il quadruplo dei dischi schedati ( come dice Federico ) o se la scrematura dei titoli da trattare fosse a priori ( e quindi diciamo meno impegnativa in termini di tempo dedicato all’ ascolto ). Poi si può passare a valutare/ criticare l’ approccio ma credo prima sia il caso di chiarire l’ equivoco

    • Anonimo

      Capisco meglio la domanda. Penso che a questa risposta solo Federico,o Scaruffi stesso ,possono risponderti.

      • Detto che firmarsi sarebbe gradito, non fosse altro per far capire meglio a chi legge (io vedo mail e IP) con chi si sta interagendo, do una risposta collettiva.
        Se ben ricordo, perché è passato davvero tanto tempo, Egli fornì indicazioni solo sul numero di artisti da lui trattato. Che ne avesse scelto “uno su quattro” era una mia presunzione sensata, anche se per difetto, basata sulla mia lunga esperienza. 5268 artisti trattati possono sembrare un’enormità e certo pochi non sono, ma sono comunque una goccia nel mare. Con il mio discorso volevo semplicemente mettere in risalto l’assurdità che una sola, singola persona, che oltretutto nella vita reale fa(ceva) a quanto pare tutt’altro, potesse realizzare una CREDIBILE storia del rock; e non credo sia una cattiveria sostenere la tesi che se qualcuno si mette sul pulpito e proclama – in pratica – la sua onniscenza in materia, dando oltretutto giudizi estremamente personali, DEVE per forza avere ascoltato “tutto”, e non una volta sola. Dato che questo non è possibile, proprio per ragioni di tempo necessario, il suo lavoro non può essere considerato credibile.
        Intendiamoci, una “storia del rock” possono farla in tanti. Anche io potrei. Ma sarebbe per forza un bignamino, una trattazione anche seria ma legata solo ai fenomeni principali, quelli che tutti conoscono. Se invece ho la pretesa e l’arroganza di scavare a fondo nell’underground, tirando fuori anche gente ultrasconosciuta, devo per forza ascoltarmi tutto l’underground e tutta la gente ultrasconosciuta, cosa ovviamente impossibile. Se nessun altro singolo individuo al mondo ha scritto una storia del rock di quella estensione e con quelle premesse, è ovvio che non l’ha fatto per non passare per cazzaro. Evidentemente, Egli non si si pone questo problema.

  10. Stefano

    Io ho comprato e letto i volumi della storia del rock quando sono stati pubblicati (avevo quasi 30 anni), e dopo essermi formato, nelle mie capacità di valutazione critica della musica rock, con tanti ascolti di dischi e di concerti e tante buone letture, da Ciao 2001, al Mucchio, a Rockerilla, a Buscadero e tutti i volumi storici dell’Arcana. Ho apprezzato i Bertoncelli, Guglielmi, Fumagalli, Cilia, Vignola, e scusate se non cito tutti. Non sono sempre stato d’accordo, ma mi hanno fatto capire punti di vista diversi dal mio e opere che, ad un primo ascolto non avevo apprezzato, le ho scoperte e godute grazie a loro.
    Ciò detto, li ho visti spesso mettersi in discussione, modificare le proprie opinioni, in non pochi casi anche ribaltarle a distanza di anni, quando, a mente fredda, la qualità e il peso di un opera magari emergevano o venivano ridimensionate e li ho visti (meglio, letti..) pure riconoscerlo apertamente.
    Ora, Scaruffi mi ha coinvolto a suo tempo per la quantità di analisi, informazioni, opinioni (che mi trovavano contrario nel 70% dei casi) che metteva a disposizione (adesso non lo reggo proprio), ma, francamente, cosa si può dire di uno che scrive (ho fatto copia e incolla dal suo sito): “Bowie’s sound was largely Visconti’s (or Eno’s). Without that sound, Bowie remains a second-rate vocalist singing second-rate pop for a second-rate audience.”
    Qui siamo all’insulto, non solo dell’artista, ma dell’ascoltatore, nonché, in molti casi, lettore!!
    Come dicevano altri, basta non prenderlo sul serio, ma, francamente, verrebbe voglia di aspettarlo sotto casa…scherzo, non sono un violento!

  11. Chiara

    Ma – tornando all’impossibilità di un essere umano di ascoltare tutta quella musica, e poi scriverne pure – mi pare evidente che Scarruffi abbia dei ghost writer. Il fatto che non li citi ne è esattamente la prova.

  12. toyzonzo

    Aumenteranno i trolloni, nel futuro del ciberspazio, ma si scazzeranno fra loro come le ganghe di quei rappers del cazzo che forse vivono in quei loro macchinoni da petroliere arabo come Moira Orfei sulla sua roulotte da giostraio arricchito… al posto dei cavalli e della lancia lancillottesca in località camelottesche, i loro scazzi li risolveranno con macchinone e pistolone in qualche landa sperduta del fantastico paese di carosello, finendo in mezzo a calimeri e calindri e cimabui, insomma spariranno nel futuro della fantasia per la quale saranno ancora tempi bui.

  13. giuseppe

    Dai lo scaruffo è un trollone incredibile. Io lo trovo simpatico, ma è pur sempre un trollone, non capisco quelli che lo venerano, ma nemmeno quelli che se la prendono a male per i suoi giudizi. Poi vabè, i fans dei Beatles cheduepalle! e fatevela una risata invece di stare sempre incazzati, dai. Pierino il burlone ne tratta male tanti, Bowie ad esempio lo tratta pure peggio dei fab four, eppure a lamentarsi sono quasi sempre i fans dei bitolz

    • Io tifavo per i Rolling Stones!
      Considera comunque che questo articolo è di molti anni fa, quando l’informazione e la disinformazione in Rete erano più o meno agli albori e il “trollone” faceva scalpore: cercavi un nome qualsiasi e molto spesso compariva il suo sito supponente, tronfio, fazioso e soprattutto pieno di vaccate. Ovviamente c’era anche del buono, ma nel complesso irritava vedere come questo tizio, che si autonominava esperto di qualsiasi cosa e sputava sentenze su qualsiasi ambito dello scibile umano, facesse proseliti. Per fortuna, poi, l’espansione e la frammentazione di Internet l’ha parecchio depotenziato.

      • ociciornie

        Per fortuna che Internet e’ l’antidoto di se stessa nel bene come nel male. Se il “trollone” avesse aperto un blog intitolato “musica sperimentale americana” (o qualcosa del genere) e a questo soggetto si fosse limitato il “trollone” avrebbe potuto creare uno dei blog di referenza sulla musica.

        Ma siccome bisogna dare uno voto a tutto, dalle teorie in scienza fisica, alle charities, passando per le gastronomie mondiali e la letteratura mondiale… Diamoci sotto ragazzi che siamo tutti dei professoroni!

      • Esattamente.

  14. Drav11

    Infatti giuliopk concordo, un critico rock va preso in considerazione per le sue capacità letterarie e comunicative. Per me l’editoria rock è puro intrattenimento. Sulle recensioni di Scaruffi non ho imparato nulla di nuovo, ma mi ha fatto fare delle grasse risate.

    • Anonimo

      Al di la’ delle battute dello Scaruffi che possono fare sorridere mi risulta particolarmente indigesta la sua arroganza intellettuale. In altre parole, se avesse fatto un blog personale senza velleita’ d’onniscenza e classifichine del tipo “ma e’ piu’ forte King-Kong o Godzilla”? mi sarebbe risultato molto piu’ simpatico.

      Drav11 rispetto il tuo punto di vista sull’editoria rock ma, per me, l’editoria (la buona) e’ un po’ una specie di maieutica che rima in qualche maniera con “la ragione di vita” evocata dal blog di Federico Guglielmi. Se voglio farmi delle risate preferisco guardarmi un film del rimpianto Toto principe de Curtis.

      Lo so, lo so sono l’ultimo dei romantici ed in fin dei conti e’ solo del r’n’r ma, come diceva Nietzsche, “la vita senza la musica sarebbe un grande errore”..

  15. A me piace per lo stile, per l’esuberanza verbale a ruota libera, sia nei commenti che nelle stroncature animate dall’irriverenza totale: quando definisce “California Uber Alles” un “bolero epilettico e perverso” o altre (tipo: Mark Knopfler sorta di Ennio Morricone dei poveri” o su Siouxsie “quante dita di cerone separano questa volgare creatura da una Lydia Luch”), mi diverto, al di là del fatto che io le condivida o meno.
    Poi i critici mica vanno presi per il Verbo: non gli pace Bwie? Peggio per lui….

  16. Drav11

    Secondo me Scaruffi non è molto diverso da centinaia di altri critici di musica “rock”. La differenza sta nel linguaggio irriverente e canzonatorio, mentre altri scrivono più o meno le stesse cose in maniera più diplomatica. Suscita polemiche anche perché mette voti ed elabora classifiche e da che mondo e mondo questo tipo di sentenze generano discussioni infinite: “..ma come, viene prima Tizio di Caio?”.
    Credo sia semplicemente un ingegnere informatico trapiantato in California e che ha respirato ed assorbito il clima e la cultura californiana: odio verso il mainstream, culto dell’innovazione e dell’underground. Conosce molto bene la storia del rock del periodo d’oro, musicofilo ma incompetente: non suona uno strumento, non conosce la teoria musicale di base e lo si nota da molte sue schede.
    Avrà letto ed ascoltato moltissimo di musica e critica californiana e, da buon ingegnere IT, ha deciso di farci un database.

    • Anonimo

      E’ proprio la mania di stilare delle classifiche calibrate al millimetro che mi lascia perplesso nei critici in generale ed in Scaruffi, in particolare. E’ senz’altro possibile trovare un consenso sulle “pietre miliari” artistiche ma stabilre delle classifiche “sportive” per un dominio cosi’ soggettivo come l’arte… Per me continua ad essere un delirio… E poi, santissima pazienza, questa mania di emettere giudizi su tutto lo scibile umano (dalla gastronomia alla fisica quantistica) rasenta, se non la vera e propria follia, una forma d’irritante nevrosi.

      • Drav11

        Il successo di Scaruffi sta proprio nel creare classifiche e dare voti. Senza voti e classifiche non staremmo a parlare di questo fenomeno di internet. Fra l’altro ha delle preferenze sospette verso certe etichette: per la Drag City volano voti alti a iosa, ad esempio.
        La figura del critico musicale e la mania delle classifiche sono malattie dell’ultimo secolo, dal momento in cui la cultura diventa di massa, salta sempre fuori il santone (di solito pagato) che deve manovrare i gusti e le scelte di una vasta platea che non ha un’educazione musicale.
        Rimane scolpita nella pietra la frase del grande Zappa: “Buona parte del giornalismo rock è gente che non sa scrivere, che intervista gente che non sa parlare, per gente che non sa leggere.”

  17. ociciornie

    Scaruffi e’ un uomo analiticamente intelligente ma purtroppo vittima di patologiche e arroganti volonta’ d’onniscienza. Da qualche parte uno psicologo avra’ magari coniato il termine “sindrome scaruffiana” da affiancare alla piu’ nota “sindrome d’Asperger”.

    Il suo piu’ grande difetto…
    Fare dell’originalita’ il criterio principale e quasi assoluto di graduatorie artistiche che sembrano delle pagelle scolastiche. Nessuno (neanche i geni) crescono e si sviluppano in stanze sterili… Tutti (anche i geni) sono stati influenzati da qualcuno.

    Il suo pregio…
    Proporre grazie a internet delle schede sintentiche che, una volta capito il suo rigido schema di giudizio, possono magari catalizzare delle nuove esplorazioni sonore

    Il suo (grande grande grande) limite…
    La musica e’ un linguaggio universale perche’ prende alle trippe, alle gambe e ai sentimenti…. Le musiche che si amano sono come una serie di “madeleines Proustiane” attorno alle quali si cristalizzano i nostri ricordi… La musica non e’ un argomento particolarmente “ragionevole” e questo l’ “algoritmia scaruffiana” sembra proprio dimenticarlo.

  18. Giovanni Natoli

    “Lo puoi fare, perché nelle cose artistiche l’oggettività è cosa assai ardua da delineare, soprattutto perché l’oggettività in tal caso è legata al gusto, alla bellezza e all’onestà, tutte cose che evidentemente ti mancano alquanto.”. Credo che questo commento chiuda il cerchio e vada oltre il (pur talvolta interessante) “recinto” scaruffiano. Per il resto trovo vero che ha avuto il merito di far emergere nomi relegati all’oscurità, di non essere solo arrogante ma anche tagliente. Da prendere a dosi sufficientemente piccole, per il meritevole desiderio di autoinstillarsi dubbi che affligge quelli come me. Vero è che se fondalmentalmente non apprezza il rock come mai la sua enciclopedia trova nelle voci del rock il suo lavoro più articolato e compulsivo. (Quella sul jazz è decisamente ridicola)?

  19. Country Boy

    Penso che Scaruffi sia da intendersi come Treccani anche se l’equivoco sorge spontaneo dal momento che gli autori delle schede non sono mai citati. Presumo che gli organizzatori ed archivisti del materiale raccolto (passando fra le panche della chiesa virtuale degli autori/scaruffiani) siano alcuni di quelli che compaiono nelle figurine in questo video https://www.youtube.com/watch?v=C_awsXl06r4
    peraltro utile per l’identificazione dei corpi nel malaugurato caso in cui tutto finisca in maniera grottesca e guyanesca.

  20. Luciano

    Non provo simpatia per nessun musicista rock, e non provo simpatia per la musica rock in generale. […] . Proprio non nutro nessun affetto
    per la musica rock. Non ci sono cresciuto e non mi ci riconosco.” by
    Piero Scaruffi
    http://www.scaruffi.com/music/letters.html#liv

    Direi che lui la dice giá tutta. Chi si affida alle sue schede rock
    per apprezzare il rock é interessante (?).
    Praticamente e’ come farsi consigliare un whisky da uno che non gli
    piacciono i superalcolici, che pero’ si sbronza tutti i giorni per
    assaggiarli tutti (c’e’ qualcosa di malato…). Mi sentirei come lui
    se facessi un sito analogo recensendo vari tipi e dimensioni di dildo.

    Tuttavia, forse per lo stesso motivo, penso che Scarruffi provoca un
    discorso interessante sui limiti del rock (majors, album,
    specializzazione e frammentazione):
    http://www.scaruffi.com/music/letter3.html#l19
    http://www.scaruffi.com/music/letters.html#l29
    http://www.scaruffi.com/music/letters.html#l1

  21. Country Boy

    Con il metodo Scaruffi in tasca si potrebbe andare a fare le puntate ai tavoli del Casinò di Saint Vincent, e poi andare a riscuotere le vincite al Casinò di Sanremo.

  22. Tore1960

    Che sia arrogante, mi sembra palese. Ciò è rilevante però perché è diventato (volente, lui o nolente, gli altri) piuttosto famoso mentre della mia ipotetica (e probabile) arroganza non gliene frega niente a nessuno. Piuttosto bisogna chiedersi del perché di questa fama e se l’arroganza sia un ‘ingrediente’ di essa. In ogni caso, il “problema” Scaruffi esiste solo e nella misura in cui lo si prende sul serio*. Io lo sfrutto per quel che è utile e mi diverto allo stesso tempo nel cercare di ridicolizzarlo dove le sue lacune sembrano evidenti. Inter nos fra amici perché non ho la tua di ‘fama’.

    * Il mio, e non solo mio, di problema è semmai il fatto di aver l’esigenza di essere rassicurati su quello che ci piace. Esempio, la mia soddisfazione per gli alti voti dati da Scaruffi a “Repeater”, “No Control”, “Surfer Rosa”, “The Days of Wine and Roses”, “Rock for Light” e così via.

  23. Tore1960

    Si esagera su Scaruffi. In fondo che abbia ascoltato veramente tutti gli albums che giudica o meno, quel che conta è l’informazione che dà. Certi giudizi, su album e autori di frande fama, possono lasciare perplessi, ma visti da un’altra ottica è una cosa positiva, perché è sintomo di un’autonomia di giudizio non influenzata dalla ‘fama’ del personaggio o dell’album. Comportamento non particolarmente originale, comunque, visto che ognuno di noi ha pure una opinione negativa nei confronti di autori o album storici, che sono vantati unanimamente dalla critica ufficiale o passivamente dall’ascoltatore medio. Nel mio caso Queen (una ciofeca incredibile) e De Andrè (noia musicale allo stato puro) per esempio. In più Scaruffi, mi pare che giustifichi certi giudizi in base a criteri chiari, relativamente oggettivi. Possono essere condivisibili o meno ma perlomeno crea uno schema in cui il giudizio finale su x o y alla fine è quasi automatico e prevedibile. Questo relativamente parlando, perché è palese la sua difficoltà ogni tanto a essere coerente con le premesse. David Bowie, per esempio, giudicato da subito derivativo in maniera totale, sarà tanto influenzato da Eno nel periodo berlinese ma mai Eno ha fatto qualcosa che ha fatto Bowie. Perchè si può essere ‘secondi’ o ‘derivati’ ma allo stesso tempo, se non si è cloni, si può aggiornare l’originale. Beethoven non sarebbe Beethoven senza Mozart e Mozart senza Bach. Quindi Bowie non è Eno (in tale periodo) come nessun’altro è come Bowie. Idem i Beatles e un’altra serie di ‘affossati’. Inoltre è palese che tutta la sua conoscenza è limitata alla musica americana, mentre quella che riguarda quella inglese è finalizzata (generalmente parlando) solo alla sua stroncatura. Riguardo la musica non anglo-americana poi vi è l’ignoranza più totale. Per esempio, il più grande di tutti gli italiani, Battisti, è definito superficialmente autore di melanconiche soul-pop ballads. Qui Scaruffi regredisce dallo status di studioso della musica a quella di qualsiasi consumatore radiofonico. E giù una banale elencazione di qualche canzone degli anni sessanta di Battisti e dall’album (o il brano?) Il mio canto libero. Insomma, un giudizio basato su qualche pezzo battistiano arrivato avventurosamente via etere alle orecchie giovanili dello studente Scaruffi e con una successiva e frettolosa sepoltura di Battisti (e si presume, non solo lui) perché semplicemente non meritevole di ulteriore analisi e ascolto. Non che sia l’unico, visto che tale modo di fare lo ha anche l’ascoltatore medio, ma lui ha una fama da difendere. Che sia meritata o meno.

    • Rileggiti il tuo commento: alla fin fine lo massacri quasi più di quanto abbia fatto io! 😀 Scherzi a parte: ok il dare informazioni (che adesso, a differenza di qualche anno fa, sono tuttavia reperibili anche altrove e in forma meno “corrotta”, diciamo così) e ok pure l‘autonomia di giudizio (che, però, se si traduce in vaccate oggettive non ha senso), ma la mia recensione calcava volutamente la mano anche per sottolineare l‘odiosa arroganza del personaggio. Qui non si tratta solo di dischi, nel suo sito ci sono classifiche e commenti su un‘infinità di argomenti, e chiunque si ponga in questi termini – parlando, per lo più, di “oggettività” – a me fa solo sorridere amaramente.

  24. SongsAboutFucking

    Arg! Scaruffi mi fa cacare. Ma chi è il tipo che ha detto che i red Crayola fan cagare?? Redimiti!! 😀

    • paolo scotto

      siamo seri, qualcuno ascolta sul serio i red crayola? basta citarli per dimostrare di sapere, ma da qui a martellarsi le palle …

  25. Agamotto

    Da ragazzo un giorno tornai a casa con un volume della Storia del Rock di Scaruffi. L’avevo comprato cosí a scatola chiusa in libreria, senza saperne nulla.
    L’opera mi incuriosí fin dall’inizio per molti motivi:
    1) l’autore parlava di gruppi e interpreti mai sentiti, mettendoli accanto, o spesso al di sopra di nomi ben conosciuti.
    2) il linguaggio usato dall’autore era suggestivo e arrogante, spesso oscuro, ma sempre evocativo. Le frasi erano strutturate in modo tagliente e i giudizi facevano uso di semantiche che non conoscevo o che non avevo mai accostato alla musica. C’era un numero esorbitante di etichette e modi di dire inglesi per me incomprensibili, riferimenti a generi e a scuole espressi in modo ermetico. Non era certo un’opera divulgativa.
    3) Il punto di vista era completamente personale, ma esibito con una sicurezza e una presunta obiettivitá spiazzante.
    Ricordo che leggevo un po’ di pagine, poi mi sentivo “fisicamente” stanco e riponevo il libro nello scaffale per un po’. Peró tornavo di frequente a rileggerlo e presto comprai anche un altro volume.
    L’autore massacrava senza ritegno o viceversa incensava alcuni dei miei gruppi preferiti. In entrambi i casi trovavo sempre qualche motivo per concordare con lui. Anche nel caso in cui maltrattava un mio idolo, non mi dava fastidio il modo, ma anzi mi divertiva come quando sia ascolta un punto di vista originale e non scontato. Esempio: a me piace Costello e l’autore lo mette dietro alla lavagna con le orecchie d’asino accusandolo di essere un furbetto. Non per questo diminuisce il mio piacere nell’ascoltare la musica di McManus e il giudizio del critico é comunque onesto e messo giú in modo nient’affatto banale o gratuito.
    Il merito maggiore della guida rock comunque fu quello di farmi ascoltare gruppi che non avrei mai sentito altrimenti e di segnalarmi alcuni album nel mare magnum delle produzioni di quegli anni.
    Infine so che lui stesso ammette di aver riportato errori e inesattezze nella sua raccolta di recensioni e invita i lettori a segnalarglieli.

    Riconosco molte delle critiche che vengono mosse alla Storia di Scaruffi, ma io la trovo un’opera valida proprio in virtú di quelle caratteristiche cosí vituperate.
    La soggettivitá del giudizio é molto potente, invita a una riflessione e al dubbio proprio perché espressa senza esitazioni di sorta. Scaruffi lavora sempre nella direzione della decostruzione del “mito” (Elvis, Beatles, Bob Marley, Bowie) e, giusti o sballati che siano i suoi ritratti, a me non dispiace questo approccio basato sulla distanza.
    Tanto è fastidioso quando demolisce un artista,quanto é contagioso d’altra parte nella sua esaltazione per i suoi beniamini. Inoltre devo dire che se sono senz’altro discutibili o da rigettare i suoi voti a album universalmente considerati capolavori, quando dà un 7, un 8 o un 9, segnala album sempre eccellenti.

    • Fabio

      Non sapevo come sintetizzare il mio parere su Scaruffi, lo hai fatto te. Saro’ pigro, codardo, estremista, quel che si vuole, ma io dopo aver letto la storia del rock di Scaruffi, in tutte le are storie del punk, rock, metal ecc ecc (italiane) ho trovato enormi lacune e soprattutto poca obbiettivita’. Il sito di Scaruffi mi ha, ahime’, anche un’po’ impigrito perche’ e’ comodo, diretto e anche abbastanza affidabile. Dico abbastanza perche’ il 50% non corrisponde a come la penso io ma, come dici te, dai 7 (io direi 7/5) ai 10 che da, sono per il 50% grandissimi dischi. Il grande merito secondo me e’ mettere sullo stesso livello, per esempio, il primo dei Doors e Geek the Girl di Lisa Germano. La cosa stuzzica curiosita’ e anche se come giudizio puo’ essere o no poco veritiero io quel giorno scoprii la mia cantautrice preferita degli anni 90, quindi credo che la sua utilita’ sia nel mettere a pari livello dei perfetti sconosciuti (almeno per profani come me) insieme ai grandi del rock. Poi ce ne sarebbero da dire, ma il suo “potere” per quanto mi riguarda sta nella forma e non nella sostanza.

  26. paolo

    Riguardo Elvis Presley, vorrei far notare che Scaruffi evidenzia l’aspetto più deteriore e popolare, non entrando veramente nel merito della critica musicale.
    Restando, volutamente, entro un campo piscologico-personale assolutamente poco conoscibile e verificabile (il fatto che facesse uso di droghe, ad esempio, è alquanto dubbio, anche perché Elvis Presley è stato notoriamente un conservatore in senso assoluto, cioè un uomo assolutamente all’antica).
    Cantante mediocre ? No, medio, semmai. Che sia un cantante mediocre è assolutamente insostenibile.
    Inoltre, “Love Me Tender” è copiata da “Aura Lee”, e non dal musical di cui parla Scaruffi.
    Tanto altro è stato copiato, attinto, rimodellato, un po’ da tutti: anche Mozart ha copiato dallo zio di Bach e dall’Ars Antiqua, Nietsche non sarebbe esistito senza Socrate, Gauss senza Laplace, Einstein senza Poincaré, eccetera eccetera.
    Paolo Conte, che Scaruffi loda tanto, ha copiato “Genova Per Noi” da Elvis: provi Scaruffi ad andare su You Tube ad ascoltare “Padre”, dalle sessioni che Elvis fece nel 1972 per il singolo “Fool”.
    Ascolti, tra l’altro, come Elvis sviluppa “That’s What You Get From Loving Me”, in queste sessioni, e successivamente provi ancora a sostenere che è un cantante mediocre.
    Già, perché, per quanto a Scaruffi possa sembrare strano, per fare il critico musicale occorre ascoltarla, la musica.
    Perché Scaruffi non cita Elvis Presley album per album, come fa con i suoi idoli rock ?
    Perché non cita un album come “Country” o come “Moody Blue” ?
    Forse perché non ne ha mai sentito parlare, nonostante il fatto che Elvis Presley abbia venduto un miliardo di dischi ?

    Ora, caro Scaruffi, se vuoi fare qualche esperimento psicologico, sulla virulenza di certi meccanismi neurali o su quello che vuoi, lo puoi anche fare.
    Lo puoi fare, perché nelle cose artistiche l’oggettività è cosa assai ardua da delineare, soprattutto perché l’oggettività in tal caso è legata al gusto, alla bellezza e all’onestà, tutte cose che evidentemente ti mancano alquanto.
    Se vuoi dimostrare che l’enciclopedismo ha preso il posto del cervello della gente, beh, puoi fare anche quello, perché i fatti ti danno ragione, basta vedere come sono conciate le nostre
    università e vedere chi si laurea in matematica.
    Se vuoi fare la persona seria, ancora meglio; c’è tanta gente che se la beve, sai.
    Ma da una cosa dovresti astenerti, perlomeno per non essere ridondante e promiscuo alla folla: chiamare arte ciò che tu produci e pubblichi sul tuo sito. Quella roba fa cacare, caro Scaruffi, proprio come i Red Crayola.
    Cordialmente.

    • Chapeau. A parte il commento sui Red Crayola, che mi suona come una stecca clamorosa del primo violino proprio alla fine di una meravigliosa sinfonia. 😀

      • paolo

        Giusto, il commento su Red Crayola non era necessario.
        Comunque, a me le tecniche scaruffiane sanno tanto
        di esperimento su reti neurali “reali” o di sondaggio per perfezionare la fuzzy logic o il web marketing.
        Non è possibile che un individuo sia tanto impegnato
        per divulgare le proprie “personali” opinioni o i propri
        stati mentali.

  27. Christian

    Scaruffi è un radical-chic “de noantri”, bastian contrario per partito preso…ricordo ai tempi di Rockerilla le recensioni sbrodolanti agli Shellac…e la memorabile – giusto 20 anni fa Mag.’93 – recensione al primo lp dei TOOL con la lapidaria frase: “una band post-grunge che non è capace di costruire delle canzoni”. Sembrerebbe una barzelletta…

  28. bommaraya

    Anche io concordo in toto.

  29. Sono d’accordo.

    La cosa più utile di quel sito sono proprio i suoi gusti come cosa da studiare.

    Per le info, cronologie e quant’altro oramai Wikipedia in lingua inglese è il punto di riferimento sul web.

  30. Alter Notty

    Il sito di Scaruffi è stato per me fondamentale, illuminante; mi ha fatto conoscere artisti sconosciuti, mi aiuta a riordinare, a storicizzare. I suoi criteri sono dichiarati (e ditemi per quanti altri si potrebbe dire la stessa cosa), Insomma, mi dà tutto quello che un approccio critico dovrebbe dare. Detto questo, trovo fuorviante e quasi intimidatorio che definisca le sue classifiche “il meglio di…, i migliori tra…”. Non sono il meglio, tuttalpiù potrebbero il meglio secondo il criterio che usa lui, cioè il quoziente di innovazione. Personalmente, sono in un’età in cui questo parametro mi interessa molto poco; seguo altri criteri, come la passione, l’intensità di un’interpretazione, la sincerità. Magari scopro che il mio artista preferito si merita per Scaruffi solo un 6 stiracchiato, e allora? Non mi sento certo minacciata da questo, perchè miei criteri sono validi quanto i suoi, il mio giudizio vale quanto il suo…e così mi auguro che sia per tutti.

    • Confesso un certo stupore nel leggere che l’amico americano ti aiuta a riordinare e storicizzare, visto che per me la sua “storia” è terribilmente incasinata. Ok, invece, per le “consulenze” su artisti sconosciuti, questo è innegabile.
      Ovvio che io ragiono da addetto ai lavori, e per di più di vecchi(ssim)a data. Quindi, sono irritato da certi criteri e soprattutto dalla tracotanza. E poi, ovviamente, sono disturbato da tutti gli esaltati che lo venerano e ne adottano/propagandano le tesi: sì, le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, ma ci sono casi in cui quelle dei figli devono senz’altro ricadere sul padre. 😀

      • Romano

        Ho sempre tentano invano di trovare un termine per definire gli scaruffiani senza essere offensivo(vengono solitamente definiti decerebrati e ci può stare benissimo ma, appunto , è un termine offensivo).La tua definizione,ossia “esaltati”,è magnifica.Impagabile!

      • Non mi sembrava così originale, ma grazie. 🙂

  31. Romano

    Che nessuno inventi nulla dovrebbe essere noto a tutti,comunque si voglia rigirare la frittata! Tutti i musicisti per fare la loro musica rielaborano musica di chi lo ha preceduto.Rimane nel tempo chi lo fa meglio non chi lo fa per primo.Verdi ha lavorato nel melodramma circa 230 anni DOPO i primi melodrammi musicati in Italia,ha un posto di primo piano nei teatri moderni perchè ha portato quella forma,forse,al punto più alto della sua storia mentre i primi melodrammi sono stati quasi tutti dimenticati.Dylan e gli Stones si sono rifatti a forme vecchie di decenni,Mozart non ha apportato alcuna innovazione alla musica,Clementi si.Purtroppo per la tua teoria Mozart ha molto più spazio di Clementi in ogni enciclopedia.Il confronto fra Omero e Follet non c’entra nulla.La trilogia berlinese mi sembra sia andata molto oltre il Krautrock quindi per me e più valida.Certe cacofonie di zappa e velvet erano presenti da decenni nella contemporanea e comunque nessun rumorismo potrà mai valere quanto una bella canzone che posso riascoltare per decenni.E poi non tutti i fans di Beatles e Bowie pensano che i loro beniamini hanno inventato questo e quello;è solo un clichè scaruffiano tra i più tristi.kubrick non ha inventato nulla,il solo fatto che tutti i suoi film sono adattamenti di romanzi scritti da altri si commenta da sè.Se a te Scaruffi piace evviva la democrazia.Concludo dicendo che nessuno inventa niente men che meno se si parla di sperimentalismi senza una struttura musicale.Non è il caso di Uncle meat(uno dei miei dischi preferiti)che comunque non ha inventato nulla.

  32. romano

    Ci fa,fidati.é perennemente in contrasto con se stesso e non può non rendersene conto:se un suo beniamino si rifà a musiche già esistenti (come tutti!)afferma che “rielabora” o “personalizza”,se i suoi nemici Elvis,Beatles o Bowie fanno la stessa cosa afferma che “copiano”.Se i suoi musicisti preferiti si circondano di altri musicisti per registrare i loro dischi lo considera scontato,se la stessa cosa la fanno Bowie o i Beatles il merito è tutto di Visconti,Eno o Martin:è palesemente schierato in base a simpatie o antipatie e non cerca nemmeno di nasconderlo sapendo che i creduloni lo copiano in ogni caso.

  33. romano

    Ma come si fa dire che Zappa (o chiunque altro)abbia inventato qualcosa?Nessuno inventa niente in nessun campo,com’è possibile che ci sono critici che ancora dividono tutto in inventori e imitatori?Beethoven non ha inventato niente.Ho l'”impressione” che tanti seguaci di Scaruffi non hanno alcuna preparazione musicale e se solo sentono sperimentalismi si esaltano e gridano all’avanguardia da contrapporre alle canzonette,in realtà fare belle canzoni richiede talento mentre non credo si possa dire la stessa cosa di qualche sperimentalismo fine a se stesso! Sono un fan di Zappa ma certi fanatismi nei suoi confronti sono ridicoli e tanti suoi brani,anche del periodo d’oro,sono pura cacofonia…altro che inventare qualcosa.Riguardo Bowie ha avuto bisogno di circondarsi di musicisti validi…come tutti gli altri musicisti della storia del rock o del jazz! Anche Zappa dopo lo scioglimento delle Mothers non si è neanche avvicinato ai suoi primi dischi e lo stesso Scaruffi lo riconosce,basta leggere i voti.Il buon Piero usa sistematicamente criteri opposti per situazioni identiche ed è strano che alcuni suoi estimatori non lo notino.D’altra parte se preferisci il Bianco o Low ad Uncle meat il tuo ragionamento crolla su se stesso,non ti sembra?

    • Certo.
      La mia unica curiosità sarebbe sapere se “ci è” o “ci fa”.

      • Simone Fiorucci

        Se nessuno inventasse niente saremmo ancora tutti scimmie in una grotta, a crepare a trent’anni, mangiando bacche, funghi e cacciar cinghiali… Quando va bene.
        PRIMA di quello che hanno fatto gente come Velvet Underground, Pixies, My Bloody Valentine, Fugazi, Dylan, Talking Heads con Eno, Roxy Music… Pieno il mondo, guardate. Zappa. In effetti prima di Freak Out, Absolutely, Hot Rats, Uncle Meat, Jazz From Hell, We’re only In It For The Money, The Grand Wazoo, Lumpy Gravy, The Yellow Shark.. Tutti dischi con le Mothers, tra l’altro…. Di Beefheart, poi… Di Barrett. O da noi come di Paolo Conte, De André, Gaetano, Battisti… Pfui dietro l’angolo ne trovi a quintali. Prima. Basta sentire che girava in Italia prima di Modugno e di Lucio, nessuno inventa niente?! In effetti adesso che ci penso bene ne era pieno il mondo che faceva certa musica, certi dischi, certi processi artistici, scusate la sbadataggine. Ovvio nessuno viene dal nulla, ma qualcuno aggiunge, reinventa qualcosa, rimiscela gli ingredienti in una maniera personalissima. Qualcuno no. Magari l’uovo di Colombo, ma nessuno tranne il genio se ne è accorto.
        Quello che facevano i Beatles prima di incontrare Martin è ben documentabile e lo facevano miriadi di band inglesi e mi sento di dar ragione a Scaruffi quando dice che Kinks e Hollies lo facevano pure meglio.
        Di Verdi come di Debussy piena la storia… Come di Satie o Stravinsky…
        Preferiam la pittura? Quanti che dipingevano come Van Gogh o Dalì (I primi due casi tra tanti che mi vengono alla mente)… Prima?

        No, se preferisco Low e Heroes ad Uncle Meat non significa proprio un tubo logicamente. Il piacere è una cosa, la razionalità altro. Mi pare di aver già chiarito il concetto con Follett e Omero…. o Rolling Stones vs. Dylan, se è più chiaro?
        Se sono il re dei truccamotori, non divento per magia un brillante ingegnere meccanico.
        Godo ad esempio di certe canzoni di Pezzali e Repetto, come di Rettore o pezzi Sanremesi di tutte le epoche, ma ho presente l’effettivo valore artistico o meglio qualche parametro tecnicointrpretativostorico e tre minuti di Beefheart ne oscurano intere discografie.
        Al di là che voglia strafogarmi o meno di Beefheart.
        Poi non rovesciamo l’assunto di base, sono i fan di Beatles e Bowie che dicono che i loro beniamini hanno inventato questo e quello.
        Nella linea del tempo possiamo stabilire una relazione d’ordine, Bolan è venuto prima di Bowie, il Krautrock prima della trilogia Berlinese…. Dati di fatto. Non significa un bel nulla che io ami molto più il Duca che Marc, la testa mi fa riconoscere chi sia l’innovatore.
        Un po’ come la tesi secondo cui il rock italiano sarebbe stato inventato da Vasco. Pazienza il suddetto Battisti, il Banco, Le Orme, tutto il prog nazionale, la Nannini stessa, Graziani, la Formula3, Bubola…
        Poi oh ci sono quelli che Kubrick e Fellini erano sopravvalutati, quindi a sto mondo potremo sempre sostenerle tutte. Ed è giusto così. Ma ne ho il pieno diritto di esserne in disaccordo.
        Uno dei mali moderni è davvero difficile ammettere che qualcuno sia più bravo di noi, talvolta, sia persino un genio.
        A me Scar piace molto, non ci posso far nulla. Anche quando demolisce o ridimensiona mie opere intoccabili quali Remain In Light dei Talking Heads oppure la discografia di Nirvana e Radiohead. Mi ha fatto conoscere un sacco di musica prima sconosciuta, aprire le orecchie su mondi e suoni che magari prima detestavo o proprio non capivo. Su tutto.
        Kurdt ad esempio genio vero, sempre dette e scritte, ammesse senza problemi le sue fonti, i suoi numi, i suoi riferimenti…. Anzi omaggiate! Ma cavoli li ha mangiati e digeriti per qualcosa di personalissimo e unico! Dopo di lui certo ce ne stavan migliaia di band che suonavano come i Nirvana… Dopo però.
        Nessuno inventa nulla.
        Mi pare lo pensassero anche Volta, Ferraris, Tesla, Marconi, Einstein e Fermi del resto… O Sabin e Barnard, tra i molti…

  34. Simone Fiorucci

    A me invece piace molto, anche se spesso non sono d’accordo.
    Il metro di giudizio che usa alla fine è piuttosto chiaro, che è quello per cui smonta ad esempio Beatles e Bowie. Ma anche tanti altri.
    Se hai inventato qualcosa, se hai forgiato nuovi linguaggi, nuove strutture, nuove filosofie in musica, nuovi suoni per lui sei in fico. Se sei derivativo e hai riciclato, pur formalmente bene, idee altrui non meriti sufficienza. Le argomentazioni comunque non mancano nei casi suddetti, per essere partigianeria è piuttosto ben articolata.
    Tra l’altro ha un metodo di indagare e giudicare la musica non dissimile dagli amici matematici od ingegneri che possiedo.
    Evidente deformazione professionale.
    Che Zappa abbia inventato (molto) più dei Beatles (che per inciso tra il ’65 e ’70 adoro come pochi) credo sia fuor di discussione.
    Ha sfornato (almeno) un capolavoro per ogni genere in cui o si sia cimentato o abbia inventato lui personalmente.
    Altrettanto onestamente riconosce che George Martin è stato un genio.
    Discorso Bowie, trovo onesto dire che senza Bolan, Visconti, Ronson, Eno, Fripp e altra bella gente, di originale resti ben poco, se non una splendida voce dall’ottima gusto artistico, orecchie ben sintonizzate sulla modernità. Aspetto che gli viene riconosciuto dallo Scaruffi.
    Che dopo nove volte su dieci io stesso preferisca mettere sul piatto il Bianco o nel lettore Low, più di Uncle Meat è altro discorso.
    Ma in altre parole per me l’Iliade e l’Odissea restano lassù, pazienza che poi Follett sia avvincente, scriva bene e venda molto.
    Ah… Sul fatto che abbia ascoltato tutto, ho più di un dubbio pure io.
    Molte schede però, almeno sul web, dove lo conosco io, riconosce essere di altro autore.

    • Ovviamente, quando queste recensioni furono scritte, che Scaruffi non fosse solo una persona ma anche un gruppo di persone “nascoste” dietro un’identità singola era più o meno impensabile. E comunque, al di là del sito, non mi pare che abbia mai smentito che i libri siano tutti farina del suo sacco.
      Per il resto, condivido il discorso sull’Iliade e l’Odissea (nemmeno io ascolto di frequente “Trout Mask Replica”, ma che sia Arte di alto livello non credo possa essere in discussione), ma trovo davvero intollerabili certi giudizi sprezzanti, volti da un lato a distruggere i miti e dall’altro a esaltare il proprio culto e la propria immagine di “critico” coraggioso che va controcorrente dichiarando la Verità che tutti gli altri poveri fessi non riescono a vedere. Un arrogante di prima categoria.
      Comunque, puoi rimuovere i dubbi. Non ha ascoltato tutto quello che avrebbe dovuto, perché non è possibile. 😀

    • Aldo

      Concordo con Simone. Comprai ben due volumi della Storia del rock, quando ero al liceo, Restai perplesso, ma inevitabilmente affascinato. Perplesso sia per il linguaggio il più delle volte incomprensibile sia per i giudizi con cui massacrava certi miei beniamini. Però ne ero affascinato anche per le stesse ragioni: il linguaggio evocativo e molto potente e la celebrazione di gruppi e personalità mai sentite prima. Non posso dire di essere stato sempre d’accordo con Scaruffi, ma il suo indubbio narcisismo e la sua personalità prorompente sono certamente aspetti che gli hanno giovato. Alla fine proprio i suoi punti di debolezza sono specularmente i suoi punti di forza. alcune schede hanno uno stile che sarà criticabile quanto si vuole, ma buca la pagina, gente che scrive di musica se lo sogna uno stile così. E comunque ha spinto molte persone all’ascolto di band di cui probabilmente non avrebbero mai sospettato l’esistenza. La critica di Cilia è condivisibile solo nel segnalare che il testo è frutto di scelte personalissime dell’autore, ma, per il resto e è livorosa in una maniera degna solo di un critico (che rosica)… e poi onestamente dai se prendi quel pezzo e lo confronti con una qualsiasi scheda di Scaruffi, quest’ultimo vince 10 a 0. Scarufi è polemico, sulfureo, arrogante, e sempre motivato. È uno spasso leggerlo.

      • Antal

        Ciao Aldo, nonostante sia quasi sempre in parziale o completo disaccordo con le schede dello Scaruffi, il suo rigido metro di giudizio e’ degno del museo dei pesi e misure di Sevres : una volta compreso, ci si ritrova sempre. In fin dei conti, mi torna utile proprio per questo… Dibattito sull’estetica: ma l’essere degli innovatori/sperimentatori e’ indispensabile per entrare nel Pantheon della musica. Ai posteri l’ardua sentenza.

        PS
        Comunque, l’acido solforico buca meglio la pagina dello Scaruffi…

        PPS
        Adesso vado sul suo sito per scegliere cosa mangero’, quale charity sostenere, quale teoria scientifica preferire, quale libro leggere, quale film guardare. E’ vero senza degli intellettuali come LUI ci si sentirebbe sempre e comunque persi….

  35. savic

    ma Scaruffi esiste fisicamente? qualcuno lo hai mai visto?? ricordo male o scriveva su rokerilla?? quello che scrive lascia il tempo che trova. basta parlare bene del primo o massimo secondo disco di un gruppo e dire merda di tutto il resto

    • Sì, le sue prime apparizioni furono su “Rockerilla”. Ed esiste fisicamente, sì, anche se per quanto riguarda gli scritti a sua firma sul sito può contare su un folto stuolo di collaboratori.

  36. romano

    No, era per te! Il primo giudizio l’ho letto sul mucchio extra in cui rispondevi ad un fan del prog in cui affermava che i vostri giudizi su Gentle giant & co. anche Scaruffi si vergognerebbe a scriverli mentre il secondo l’ho trovato su internet(non ricordo dove)in una tua intervista.

  37. romano

    Non ho idea se le legioni di cloni di Scaruffi che infestano il web abbiano capito il senso dell'”opera”,l’impressione è che molti lo copiano per sentirsi alternativi.Da antologia alcuni tuoi commenti sul Vate: “non credo che Scaruffi percepisca il senso della vergogna almeno in relazione a ciò che scrive” oppure sul filo della memoria qualcosa del tipo”spero che Scaruffi esca allo scoperto e dica: ho scherzato e ci siete cascati”!

  38. Ricordo di averne letto diversi anni fa su cartaceo solo alcune parti, credo a casa di un amico che aveva avuto l’infelice idea di comprarla. Successivamente, alcuni mesi fa, ho trovato in rete una versione che raccoglieva l’intera opera omnia per cui ho deciso di dargli un’altra probabilità. Risultato: oggi come allora ad un certo punto ho dovuto mollare, affastellamenti vari, giudizi netti senza alcuna giustificazione o spiegazione concreta, come se si trattasse di pura antipatia (vedi i casi di Beatles e Bowie), assenza di un percorso logico. Io davvero non sono mai riuscito a capirne il senso.

  39. nandodevitis

    Quanto segue basta e avanza per farsi un’idea di Scaruffi.
    Perché funziona come un teorema di matematica.

    N.B.
    Uno magari rimane colpito dai 3 che fioccano. Ma quei 5 dati a “Rubber Soul” e a “Revolver”, dico: RUBBER SOUL e REVOLVER, sono la più grande stronzata mai concepita da mente (in)umana.

    Please Please Me (1963), 3/10
    With The Beatles (1963), 3/10
    Meet The Beatles (1964), 4/10
    Hard Days’ Night (1964), 5/10
    For Sale (1964), 3/10
    Help (1965), 3/10
    Rubber Soul (1965), 5/10
    Revolver (1966), 5/10
    Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band (1967), 7/10
    Magical Mystery Tour (1967), 6/10
    The Beatles (1968), 6/10
    Yellow Submarine (1969), 5/10
    Abbey Road (1969), 7/10
    Let It Be (1970), 4/10

    P.S.
    Bella questa modalità di due post diversi, su due blog diversi, sullo stesso argomento.
    Logico mettere lo stesso commento anche su VMO.

    • Quelle dei Beatles sono senza dubbio le cose più agghiaccianti. Però, come dice Eddy, il fatto che il pur indiscutibilmente geniale e prolifico Frank Zappa abbia da solo più pagine di Elvis Presley, Bob Dylan, Byrds, Velvet Underground, The Band, Creedence Clarwater Revival e Stooges MESSI ASSIEME è pure un bel segnale del valore dell’opera.

      • Anonimo

        Veramente quella di dare spazio a Zappa è una cosa abbastanza ragionevole.

      • Ovvio che dare spazio a Zappa è cosa buona e giusta, così come che – considerando la discografia mostruosa – il Baffone abbia un bel po’ di pagine. Però dargliene più di tutti quelli summenzionati messi assieme denota quantomeno una certa partigianeria.

    • Alessandro Sgritta

      in fondo come proporzioni ci siamo, cioè se aggiungi 3 voti ad ogni disco alla fine ottieni più o meno il giusto punteggio, nonostante il suo odio per i Beatles perfino Scaruffi riesce a capire che Sgt. Pepper’s e Abbey Road sono meglio di Let it be, per dire, e che Rubber Soul e Revolver sono meglio dei loro primi dischi, mi sembra già qualcosa! 😉

    • Conosco diverse persone che si riconoscono nei gusti di Piero e quindi sono contenti del tipo di selezione che ha fatto. Così come io stesso uso il suo sito al contrario… quando un artista a fine carriera prende 3 vuol dire che ha fatto un discone maturo musicalmente che devo ascoltare 🙂

      Una cosa infatti che mi perplime è che pur vantandosi di provenire dal mondo della musica classica fallisce quasi sistematicamente nel riconoscere valore ai compositori ed improvvisatori più tecnici del rock, dai Beatles ad Elvis, da Santana a Mercury, da Sting a Hendrix.

      • Beh si vanta di un po’ troppe cose. Magari a volte lo fa a sproposito. O forse vuole solo confondere le acque.

      • romano

        Voglio sperare che nessuno pensi davvero che Scaruffi venga dalla musica classica! Sarebbe un grave caso di creduloneria.

      • Al di là del caso specifico, i fatti dicono che di creduloni ne circolano parecchi.

  40. Pingback: Velvet Gallery (16) | Venerato Maestro Oppure

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